Diario di viaggio (IX): e chi non Salta...
Salta ha un nome che e' tutto un programa: estremo nord-ovest argentino, le Ande sullo sfondo e il confine con Cile e Bolivia a due passi. Citta' da mezzo milione di abitanti, spasa enorme di casette basse e bianche, il classico passato coloniale e terra di passaggio di migranti, turisti e viaggiatori che fanno di Salta un posto tranquillo e rilassato. La criminalita' qui non esiste, o almeno questo e' quello che ci racconta il simpatico tassista che in venti minuti di guida mi sbrodola tutto quello che sa sull'Argentina e sugli ufo. "Credi agli ufo?", mi chiede. E' tarda notte e siamo reduci da venti ore di pullman, il sonno mi assale e trovo la domanda priva di senso... "No" rispondo senza pensare. "Perche' non ne hai mai visto uno!". No, e' per troncare qui la discussione che la testa mi scoppia...
Il tassista ci porta a 18 chilometri da Salta, dove conosco un ostello che offre ospitalita' gratuita se si prenota in anticipo. Ostello-gratis e' gia' una figata di per se, questo e' anche ubicato sotto le Ande, ha una piscina e ogni tipo di svago e divertimento per giovani scoppiati da mezzo mondo. Essendo bassa stagione non c'e' molto casino in giro ma credo che in estate (cioe' a dicembre-gennaio) qui si viva di droga, sesso e rock'n'roll.
A Salta e' molto freddo, specie dopo il calare del sole, ma questo non ci impedisce di visitarne il centro: clima molto sereno, negozi di artigianato, freakkettoni e viaggiatori per le strade, parchi pieni di studenti e famigliole, buona dose di cultura indigena, ristorantini ed ostelli. Una seggiovia porta al punto piu' alto della citta' per mostrarne tutta la sua belleza. Chiese e musei sulla storia pre e post-coloniale, dagli indigeni agli spagnoli con la croce e il fucile. Il piatto nazionale sembra essere il panino. Panino con un po' di tutto, soprattutto carne. Qui e nel resto dell'Argentina, Cile e Uruguay la carne e' buona e a buon prezzo.
Le ragazze piu' belle le ho viste qui a Salta. Sara' che ora ho un debole per le indigene andine, "Le piu' carine / sono le andine!" e' stato il coro che abbiamo intonato in bus tornando a casa dopo una serata a birrette per le viuzze nel quartiere della movida. Una cosa strana e' che nei supermercati ti permettono di comprare birra in bottiglia solo se hai con te un vuoto a rendere. Altrimenti ti devi accontentare delle lattine, che costano di piu'. La vita a Salta costa poco, specie tenendo presente che e' un luogo si' freakkettone ma comunque turistico. Sempre seguendo la filosofía "Abbiamo fatto 30, facciamo 31! (e 32, 33, 34, ...)" il terzo giorno decidiamo di affrontare le Ande dritto per dritto, scavalcarle e chiamare a casa dicendo "Ciao mamma, sono in Cile!", ma il passaggio andino che collega Salta ad Antofagasta e' chiuso per neve e i pullman non vi possono passare... Ci sarebbe un treno ma e' solo per il trasporto merci, per lo piu' materie prime. Con grande delusione decidiamo allora di buttarci a sud, verso Mendoza, 1300 chilometri per sedici ore di strada. Oramai a questi numeri siamo abituati e speriamo di raggiungere Santiago del Cile proprio tagliando le Ande da Mendoza.
Affare fatto, di buon mattino ci rasiamo la barba e concediamo una doccia veloce, salutiamo l'ostello gratuito e pendiamo il bus per la stazione. Qui il bus si paga direttamente a bordo o con soldi spicci o con la tessera. Non avendo ne' l'una ne' l'altra opzione gli anziani indigeni nel bus si offrono sempre con un sorriso di pagarti loro la corsa (buona educazione vorrebbe poi che favore e soldi glieli restituisci in contanti di carta). Davvero bella gente da queste parti. Il pullman per Mendoza costa sui 75 euro e prima di partire colgo l'occasione per drogarmi di mate, giocare ai videogiochi (in Italia di sale giochi non ne vedo piu', specie quelle con giochini tipo Mortal Kombat, Metal Slug o Puzzle Bubble) e litigare con l'addetto alle valigie nel pullman che pretendeva con violenza una mancia non si sa bene per cosa.
Saliamo sul pullman diretto a Mendoza per svegliarci il giorno dopo con una brutta sorpresa e alleggeriti di qualcosa. Forse dio ci ha puniti per aver trattato male l'omone delle valigie...
Il tassista ci porta a 18 chilometri da Salta, dove conosco un ostello che offre ospitalita' gratuita se si prenota in anticipo. Ostello-gratis e' gia' una figata di per se, questo e' anche ubicato sotto le Ande, ha una piscina e ogni tipo di svago e divertimento per giovani scoppiati da mezzo mondo. Essendo bassa stagione non c'e' molto casino in giro ma credo che in estate (cioe' a dicembre-gennaio) qui si viva di droga, sesso e rock'n'roll.
A Salta e' molto freddo, specie dopo il calare del sole, ma questo non ci impedisce di visitarne il centro: clima molto sereno, negozi di artigianato, freakkettoni e viaggiatori per le strade, parchi pieni di studenti e famigliole, buona dose di cultura indigena, ristorantini ed ostelli. Una seggiovia porta al punto piu' alto della citta' per mostrarne tutta la sua belleza. Chiese e musei sulla storia pre e post-coloniale, dagli indigeni agli spagnoli con la croce e il fucile. Il piatto nazionale sembra essere il panino. Panino con un po' di tutto, soprattutto carne. Qui e nel resto dell'Argentina, Cile e Uruguay la carne e' buona e a buon prezzo.
Le ragazze piu' belle le ho viste qui a Salta. Sara' che ora ho un debole per le indigene andine, "Le piu' carine / sono le andine!" e' stato il coro che abbiamo intonato in bus tornando a casa dopo una serata a birrette per le viuzze nel quartiere della movida. Una cosa strana e' che nei supermercati ti permettono di comprare birra in bottiglia solo se hai con te un vuoto a rendere. Altrimenti ti devi accontentare delle lattine, che costano di piu'. La vita a Salta costa poco, specie tenendo presente che e' un luogo si' freakkettone ma comunque turistico. Sempre seguendo la filosofía "Abbiamo fatto 30, facciamo 31! (e 32, 33, 34, ...)" il terzo giorno decidiamo di affrontare le Ande dritto per dritto, scavalcarle e chiamare a casa dicendo "Ciao mamma, sono in Cile!", ma il passaggio andino che collega Salta ad Antofagasta e' chiuso per neve e i pullman non vi possono passare... Ci sarebbe un treno ma e' solo per il trasporto merci, per lo piu' materie prime. Con grande delusione decidiamo allora di buttarci a sud, verso Mendoza, 1300 chilometri per sedici ore di strada. Oramai a questi numeri siamo abituati e speriamo di raggiungere Santiago del Cile proprio tagliando le Ande da Mendoza.
Affare fatto, di buon mattino ci rasiamo la barba e concediamo una doccia veloce, salutiamo l'ostello gratuito e pendiamo il bus per la stazione. Qui il bus si paga direttamente a bordo o con soldi spicci o con la tessera. Non avendo ne' l'una ne' l'altra opzione gli anziani indigeni nel bus si offrono sempre con un sorriso di pagarti loro la corsa (buona educazione vorrebbe poi che favore e soldi glieli restituisci in contanti di carta). Davvero bella gente da queste parti. Il pullman per Mendoza costa sui 75 euro e prima di partire colgo l'occasione per drogarmi di mate, giocare ai videogiochi (in Italia di sale giochi non ne vedo piu', specie quelle con giochini tipo Mortal Kombat, Metal Slug o Puzzle Bubble) e litigare con l'addetto alle valigie nel pullman che pretendeva con violenza una mancia non si sa bene per cosa.
Saliamo sul pullman diretto a Mendoza per svegliarci il giorno dopo con una brutta sorpresa e alleggeriti di qualcosa. Forse dio ci ha puniti per aver trattato male l'omone delle valigie...
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