Ho capito, volete andare all'estero...
E non vi biasimo di sicuro, io non vedevo l'ora di avere un biglietto aereo in mano da quando avevo 14 anni. Avendo speso gli ultimi dieci anni a zonzo per tre o quattro continenti mi ritengo più che fortunato.
Però un po' di dispiace questa moda della "fuga" all'estero e il mantra "Italia merda", "Europa continente morto e sepolto", "Cina il futuro", "Paesi in via di sviluppo olè!". Leggevo oggi questo articolo minimalista su una ragazza italiana andata a lavorare all'estero. In Serbia, per la precisione.
Io in Serbia ci sono stato nel 2001 e ricordo solo i ponti distrutti dalle bombe americane e i poliziotti che puzzavano d'alcool. Ricordo la stazione dei treni di Novi Sad, un'anziana signora chiese al mio amico se le dava i pantaloni e lui rispose "Se le do i pantaloni poi io resto in mutande". Ed era vero, perché aveva solo quelli.
Ma torniamo alla ragazza che lavora oggi in Serbia. Fa l'interprete. Molto bene. Il giornalista riporta che la tipa è "Specializzata in russo e francese, parla anche inglese, serbo croato e un po' di tedesco", ma si è dimenticato di dirci che lingua usa in particolare per lavorare come interprete in Serbia. Forse un po' di tutto.
O forse no. Se lavora per uomini d'affari, giornalisti o turisti italiani probabilmente utilizza solo l'inglese. E questo la direbbe lunga.
Cioè per voi giovanotti italiani che parlate bene (decentemente bene) l'inglese andare all'estero e lavorare come interpreti non dovrebbe essere difficile: grazie a Dio e alla politica italiana, la stragrande maggior parte degli italiani non parla inglese e appena esce dalle Alpi non sa con che lingua comunicare. E allora qui entrate in servizio voi. A pagamento.
Sfruttatelo. Meglio sapere bene l'inglese che male il cinese.
Qui l'articolo:
Sara, a Belgrado come interprete."Qui lavoro e mi sento accolta"
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