Wednesday, March 14, 2012

Diario di un prof: il soft power del vicino è sempre più verde

Si dibatte molto nelle sedi politiche e accademiche del soft power cinese e, più in generale, dell’influenza cinese in molte sfere del mondo economico, politico, culturale ed educativo.

La domanda è: sta la Cina diventando quello che l’Inghilterra è stata nel secolo XIX e l’America nel secolo XX? La risposta la lascio ad altri.

È vero che a livello educativo e culturale la Cina sta investendo tantissimo all’estero (vedi Li Changchun, HanBan, Istituto Confucio e compagnia cantante), vero anche che sempre più studenti occidentali vanno a studiare, fare tirocini e cercare lavoro proprio in Cina. Tanto per la cronaca io sono esattamente un prodotto di questo processo, il mio dottorato (e non solo quello) a Pechino è stato finanziato interamente dal governo cinese.

Ma (e sottolineo il “ma”) per ogni studente occidentale che va in Cina quanti studenti cinesi vanno all’estero? America, Regno Unito, Francia, Germania, Russia?! E quanti tra di essi vengono a contatto con una cultura sociale e politica così diversa dalla loro?

Mettetevi anche solo per un attimo nei panni di un ventenne cinese che viene ad assistere a una conferenza in tema di diritti umani in un’università europea o americana, e venga bombardato dalle letture di luminari ed eminenti studiosi occidentali sulla loro visione in tema di Tibet, Xinjiang, politica del figlio unico in Cina, diritti umani, libertà di parola e di associazione, Liu Xiaobo, Ai Weiwei, Chen Guangcheng e via dicendo. O anche solo a contatto, al di là delle posizioni politiche, di un metodo critico e analitico di fare ricerca così diverso da quello cinese!

Chi verrà più influenzato? Chi resterà più shockato? Chi tornerà a casa con più caos nel cervello? Lo studente cinese in occidente o lo studente occidentale in Cina?

0 Comments:

Post a Comment

<< Home