Monday, February 06, 2012

Yang Chun. Artista, prostituta, amica.




Ho conosciuto Yang Chun ai tre giorni di forum internazionale sulla sessualità organizzata alla Renmin University di Pechino dal prof. Pan Suiming e dai suoi collaboratori dell'Istituto di sessualità e genere.
Al termine della conferenza, Yang Chun mi invita alla sua camera d'albergo, non lontano dall'università. Quando busso alla sua porta è ancora in vestaglia, uscita dalla vasca da bagno da non molto. Rovescia il contenuto della sua borsetta rossa sul tavolo alla ricerca di non so bene cosa, ne escono fuori tre telefoni cellulari, due scatole di preservativi ed un vibratore. Mi invita poi a sedermi con lei sul letto. Pur con un certo imbarazzo, comincio la mia intervista.
Ha trentuno anni e viene da Nanning, una metropoli di due milioni e mezzo di abitanti, nella provincia del Guangxi, Cina meridionale. Di mestiere fa la prostituta.
L'industria del sesso in Cina negli ultimi anni ha visto uno sviluppo da vero boom economico. Un mondo che coinvolge uomini d'affari, politici, organizzazioni criminali, polizia, star, gente comune e loro: le (e gli) operatrici del sesso.


Una prostituta in accademia

“Ma se racconto che mi pagano per mangiare gli escrementi degli altri o per fare sesso con gli animali poi ti fanno pubblicare questa roba in Italia?” mi chiede prima ancora di cominciare l'intervista. Ha una concezione decisamente idealizzata del “mondo occidentale”, una terra dove tutto è permesso e la prostituzione socialmente accettata e rispettata. L'esatto contrario della Cina, dove la gente è ancora estremamente tradizionalista e conservatrice. “Ho un carattere molto aperto, e ho sempre pensato che all'estero esistano molte persone come me. Qui in Cina mi sento spesso sola, incompresa. La gente è troppo all'antica. E quando dico loro che non ho un fidanzato nessuno mi crede. Una ragazza così aperta di mente deve avere un fidanzato, secondo loro”.
Comincia raccontandomi di come è arrivata a Pechino per partecipare ad una conferenza internazionale sugli studi di sessualità. E chiedendomi “Che reazioni hanno avuto oggi i presenti in sala alla mia lettura? Mi sembravano abbastanza disgustati”. Qualcuno indubbiamente. Ricordo uno tra i presenti aver chiesto “Vorrei sapere dalla prostituta Yang Chun quali sono le sue misure”. Ma torniamo ai motivi della sua presenza oggi al forum: “Intorno ai vent'anni ho cominciato ad avere una vita mia. Cambiavo molti lavori, non sapevo cosa mi piacesse di preciso ma guadagnavo abbastanza per potermi pagare un affitto, dei vestiti e dei libri. C'è un libro che ha avuto molta influenza su di me, si chiama 'The Hite Report' e tratta di sessualità. Ha svegliato in me un grande interesse per la sessualità femminile. Quando parla di donne, di sessualità, di orgasmo femminile, di come rapportarsi con gli uomini, ecc... ho scoperto che era esattamente quello che io avevo sperimentato in vita mia. Ho cominciato a discutere via internet con altre ragazze cinesi della nostra vita sessuale, molte delle cose di cui parlavamo erano come quelle descritte nel libro. Da lì ho iniziato a fare ricerca sull'orgasmo femminile. Perché a ventuno anni avevo un fidanzato che non voleva fare sesso, io lo forzavo ad avere relazioni sessuali con me. Poi ho cambiato fidanzato, molto più bravo a letto, ma neanche con lui riuscivo a raggiungere l'orgasmo. Mi sono chiesta il perché. Ho pensato fosse colpa mia, così ho cominciato a studiare e fare ricerca tramite internet sulla sessualità. Ed è così che ho conosciuto anche studiosi come Li Yinhe e Pan Suiming, tre o quattro anni fa. A quel tempo, non avevo mai partecipato a delle conferenze di questo tipo. Ma ho capito sin da subito che loro non parlavano di sessualità vissuta in prima persona, ma solo di studi universitari sul tema. Tantomeno invitavano prostitute a raccontare la loro esperienza, non invitavano omosessuali o gente che dicesse 'Mi piace prenderlo in culo'. Perché è così? Pensavo di avere trovato la mia dimensione, un gruppo di persone libere, simili a me. Così mi sono presentata come ricercatrice nel campo dell'orgasmo femminile, sottolineando di avere molta esperienza personale e di essere disposta a parlarne in pubblico. E ho partecipato con loro alla mia prima conferenza intitolata 'Sessuologi cinesi nel mondo', a Shenzhen. Durante la mia lettura chiesi ai presenti quanti sono in grado di far godere una donna col solo utilizzo di cinque dita. Quasi nessuno alzò la mano. Da allora tutti quegli studiosi di sessualità si ricordano di me”.
Yang Chun da anni fa ricerca indipendente sull'orgasmo femminile e pensa che le conferenze accademiche internazionali, come quella appena passata, siano l'occasione migliore per condividere le sue esperienze con un pubblico più “maturo” e meno convenzionale. “La presentazione di oggi l'ho preparata la scorsa notte. Tutta la notte, non ho dormito neanche un po'. Inizialmente volevo parlare della mia storia, di quello che avevo presentato nella brochure della conferenza. Ma poi di fronte a tanti esperti di sessualità, studenti e operatori del sesso, ho deciso di cambiare tema e parlare di qualcosa di più originale: la coprofagia. Anche perché il mio obiettivo è quello di essere diversa dagli altri, mostrarmi, mostrare qualcosa di originale, che la gente sia attratta dalla mia diversità e che mi guardi. Voglio mostrarmi ed essere osservata. Osservata mentre mangio feci altrui o faccio sesso con gli animali”.
Uno dei sogni nel cassetto è proprio quello di comunicare alla popolazione rosa come sapersi divertire col proprio corpo. E al tempo stesso insegnare agli uomini come dare soddisfazione sessuale a letto. “Vorrei scrivere un libro dove racconto della mia vita e delle mie esperienze. Perché in vita mia ho avuto moltissime esperienze e fatto tantissime cose, alcune negative, altre che sono andate a buon fine. Spero che la gente venga influenzata leggendo le mie storie. Per esempio se una ragazza legge le mie cose e pensa 'Ah, che bella vita!', invidiandomi perché lei non riesce a raggiungere l'orgasmo, io mi auguro che dai miei racconti impari anche lei come provare piacere col suo corpo. Ma spero anche che la cosa sia reciproca, vorrei creare dibattito, condividendo le esperienze e imparando anche dagli altri”.
Non faccio fatica a pensare che una ragazza come Yang Chun si senta abbastanza incompresa ed isolata in una piccola realtà come quella della metropoli dove vive: “Non mi piace Nanning. La gente laggiù è troppo conservatrice. Anche nel bar più moderno, frequentato da stranieri, quando mi vedono entrare dicono 'è arrivata la pazza!'. A volte anche i miei amici si sentono a disagio con me. La mia ex fidanzata non sopportava di vedermi in giro col culo di fuori. Io capisco che sia normale per la gente trovarmi bizzarra, ma questa è la mia natura. Non posso farci niente”. Di sicuro una persona tutta d'un pezzo, che sa far valere i suoi diritti, almeno quando mi racconta che “spesso non mi lasciano entrare in alcuni locali. Una volta il proprietario di un bar mi ha detto di andarmene e tornarmene con un vestito decente. Ho scritto un post nel mio blog, spiegando l'accaduto e sputtanandoli. Pochi giorni dopo il proprietario mi ha telefonato per scusarsi e per invitarmi al suo bar”.
Non ha mai avuto clienti occidentali, ma amanti stranieri sì. Trovandosi però a volte incomoda anche loro: “Ad esempio, ho un amico irlandese col quale mi vedo spesso. Sa che pratico sesso sadomaso e questo non la accetta, dice che è uno schifo. E non gli ho ancora mai raccontato della coprofagia”. Aggiunge inoltre che “c'è differenza tra amanti cinesi e stranieri. Voi occidentali in generale avete maggiore conoscenza e libertà nel rapporto sessuale. Non vi fate problemi a chiedere posizioni particolari o a fare sesso anale. Anche se a me non piace molto. Alcuni stranieri parlano molto durante il rapporto, non capisco cosa dicono ma so riconoscere gli insulti. A me basta solo che siano soddisfatti e felici”.
Incomprensione e solitudine vengono fuori anche quando parla delle sue coetanee in Cina: “Delle ragazze cinesi penso che non abbiano personalità. E che pensino solo a trovare un ragazzo con i soldi, un buon lavoro, una casa e una macchina. Non mi piacciono questo tipo di ragazze, così non è facile per me avere delle amiche. Infatti sto valutando di trasferirmi a Pechino o Shanghai, specie dove aver conosciuto le persone presenti alla conferenza. Vorrei andarmene anche dalla Cina. Non solo per un fatto di mentalità, ma anche perché qua la rete è censurata, non puoi scrivere quello che vuoi, mostrarti come meglio desideri farlo, postare foto o video di un certo tipo”.




Carriera di una operatrice del sesso

L'intervista non è iniziata da molto che già arriva a scavare nel suo passato, nella sua infanzia: “Mia madre ha un pessimo carattere. Passa le giornate ad urlare ed insultare le persone. Mi insulta da quando sono piccola, mi dice che sono brutta e si chiede da dove sia uscita fuori. Per questo sin da bambina non ho mai avuto autostima e mi sono sempre sentita inferiore rispetto agli altri. Mi sono sempre sentita brutta, i miei compagni di classe non mi guardavano, né io avevo i soldi per comprarmi dei vestiti migliori di quelli che avevo. Mia madre non mi ha mai dato calore, mai amore. Ho vissuto con lei per vent'anni e mi sono sempre sentita sola. In casa tutti, io, mio padre, mia sorella, abbiamo più volte pensato al suicidio per la pressione che riceviamo da mia madre”.
Da quanto mi racconta, il sadomaso a pagamento per lei è un punto di arrivo, l'ultimo in ordine cronologico. “Ho imparato col tempo ad avere autostima, a piacermi. Mi piace il mio corpo, mi sento bella, mi piacciono anche le mie feci. Passo molto tempo negli internet bar da quando ho cominciato a guadagnare dei soldi. Prendevo posto nelle parti più nascoste del locale e usavo la webcam per farmi vedere da ragazzi e ragazze che casualmente incontravo in rete. Li vedevo masturbarsi e ho capito di non essere poi così brutta, di piacere, di essere desiderata. Questo è stato il mio primo passo verso l'industria del sesso. Prima del sadomaso, lavoravo in un centro massaggi. Una signora aveva affittato un locale dove io con altre ragazze facevamo massaggi ai clienti con i piedi. Guadagnavamo 6-7.000 rmb al mese (tra i 650 e i 750 euro; lo stipendio di un operaio medio è in Cina di circa 2.000 rmb al mese, n.d.a.). I clienti potevano toccare i piedi e le gambe ma non potevano fare nient'altro. Mi divertivo molto”.
È poi passata al sadomaso, una realtà del tutto nuova per lei, addirittura più piacevole e stimolante. “I clienti ti pagano per essere frustati. È divertente, guadagni divertendoti. È diverso dalla semplice prostituta. Quando facevo la prostituta ogni mese avevo dei pruriti alla vagina, non mi sentivo bene, fare la prostituta è pericoloso per la salute. Non è divertente e non stavo bene. Il sadomaso è diverso, ti diverti di più. È un'arte. Passo molto tempo a studiare e sperimentare nuove forme di sadomaso, nuovi oggetti, nuovi giocattoli, con estrema libertà, senza regole”.
Quando le chiedo una sua personale definizione di sadomaso risponde sicura “è un gioco, un modo di fare sesso, una forma d'arte. È un'esibizione, uno spettacolo, una performance con un regista e degli attori. Come nel cinema. Per questo mi reputo un'artista del sesso”. Ribadisce inoltre che “sono felice col sadomaso perché mi fa piacere vedere i clienti felici con quello che faccio. Ci divertiamo insieme, sia io che loro. Da piccola nessuna mi considerava, mi sentivo brutta e non avevo soldi per comprarmi dei bei vestititi. Mi sarebbe piaciuto avere un ragazzo, ma nessuno mi guardava. Ora è diverso, ho molti clienti, mi sento bella e mi rende felice vederli felici”. Ed usa una metafora per illustrare meglio il suo mestiere: “È come se io fossi un cuoco. Tu vieni da me perché hai fame e vuoi mangiare qualcosa di buono. Io cucino per te, ti preparo ottime pietanze, di qualità, soddisfando il tuo appetito. E so che tornerai da me. Tu sei felice e anche io lo sono. Soprattutto perché guadagno dei soldi da questa gioia reciproca”.
Si considera inoltre una ribelle. Reputa la sessualità in Cina repressa, repressa dalla tradizione confuciana da un lato, dal Partito dall'altra. Leggere alcuni classici che propongono una prospettiva radicale l'hanno spinta ad uscire fuori, allo scoperto: “Mi piacciono i racconti del marchese de Sade e la regista francese Catherine Breillat. Quello di cui lei parla nei film è quello che ho sperimentato nella mia vita. E mi identifico con i suoi film. Sono contenta di questo, significa che qualcuno comprende quello che provo e il mio modo di vivere”. Segreti con nessuno, insomma: “i miei genitori sanno quello che faccio. Sanno che faccio sadomaso. Pensano che io sia strana, che sia pazza. Non importa cosa pensano gli altri, la società. A me piace fare sadomaso, sono felice così. E poi sono abituata ad essere disprezzata e insultata sin da quando sono piccola, da mia madre. Guadagnare facendo felici gli altri: questo mi rende molto felice. Dopo il rapporto i clienti mi ringraziano, perché sono stati bene con me. Questo è bellissimo. Se poi per gli altri questo significa essere pazzi o malati di mente non mi interessa. Non sanno di quello che parlano, sono troppo chiusi, conservatori”.


Arte, sesso e i trucchi del mestiere

Vivendo il sesso come un piacere prima ancora che un mestiere, non ha gusti sessuali particolari, essendo i suoi clienti sia uomini che donne di età diversa. Ma mi confida che “mi piacciono di più le ragazze. Da piccola mi piacevano i ragazzi, ma loro non mi prestavano attenzione. Al momento ho una fidanzata, ma non è amore, è solo sesso. Mi piacciono le persone come me, aperte di testa, non conservatrici, che hanno un pensiero profondo e non convenzionale. Mi piace andare nei bar ed ubriacarmi. Mi piace divertirmi. L'amore invece è una perdita di tempo”. A mio avviso, i suoi racconti testimoniano una delusione e una disillusione per il concetto di amore stesso, più che un rifiuto in toto.
La sua vita professionale non si racchiude solo nei panni della prostituta sadomaso: “in realtà faccio anche altri mestieri. Per esempio do lezioni di educazione sessuale, insegno come divertirsi col proprio corpo e come migliorare la prestazione sessuale. Di solito chiedo 1.200 rmb per tre ore di lezione. Mentre parlo, lascio che lo studente mi spogli e si spogli per illustrare meglio il tutto con l'atto pratico. Quando poi tornano a casa e hanno dei dubbi o dei problemi possono contattarmi per ulteriori chiarimenti”. Yang Chun si definisce una 技女 e non una 妓女 (in cinese le due parole si leggono allo stesso modo ma hanno significati diversi): “Il secondo è il concetto tradizionale di prostituta, di donna pagata per il piacere sessuale di un uomo; ha un senso negativo, non virtuoso”. La prima parola è invece formata da 技 “abilità tecnica” e 女 “donna”, significa “donna di talento, artista”. Chiaro. Un po' forse come in Italia la differenza tra escort e puttana di strada.
Una persona che lavora come artista del sesso, non può che essere molto attenta alla sua salute e all'igiene. Tanto da confidarsi con un veterinario sui rischi di un rapporto con gli animali. Si fa delle analisi al sangue due o tre volte all'anno e va spesso all'ospedale a consigliarsi con i dottori: “I medici mi hanno detto che non dovrei praticare la coprofagia o infilarmi oggetti sporchi nell'ano. Può portare a malattie serie ed è dannoso alla salute”. Ribadisce, in questo senso, la sua autogestione e autonomia professionale: “Sono una lavoratrice indipendente. Posso trovarmi clienti ovunque io vada, me li procuro tramite internet. Soprattutto a Nanning, Pechino e Shanghai. A volte non ho tempo per tutti”. È vero. Nelle poche ore spese con lei, il telefono (i telefoni) squillava in continuazione, la maggior parte dei clienti erano di Nanning. “Guadagno più di 10.000 rmb al mese, 5-6.000 quando non ho voglia di lavorare molto”.
Fuori intervista, ho ascoltato una telefonata con un suo cliente per capire le modalità di pagamento. Quando il cliente la contatta, lei le fornisce il suo numero di acconto bancario. Il cliente dovrà versare subito 200 rmb, il resto in contanti a servizio finito. I prezzi variano da prestazione a prestazione. Ogni incontro non dura di media più di due ore. A volte poche minuti. “I 200 rmb servono a me come garanzia della sua serietà” mi spiega “e anche perché a volte i clienti hanno richieste di indumenti o oggetti particolari, che devo comprare e portare. Hai molte spese se fai questo mestiere”.


L'altro lato della medaglia. E i progetti per il futuro

“Avevo un blog e uno spazio weibo (il twitter cinese, n.d.a.), ma è stato ovviamente censurato”, dice sorridendo. “Sono famosa nel Guangxi. Mi conoscono in molti, specialmente a Nanning. Ma non credo sia una gran cosa. Il Guangxi è una piccola area della Cina, essere famosi in una parte del mondo del genere equivale a non essere famosi”. Prima di finire la nostra chiacchierata, un'ultima domanda, d'obbligo: “Hai mai incontrato clienti violenti o affrontato situazioni rischiose?”. Mi colpisce la superficialità della sua risposta, quando dice “a me queste cose non succedono. Non mi è mai capitato di avere un cliente che non mi abbia pagata, o derubata, o che abbia fatto violenza su di me. Non sono mai stata violentata. Faccio vita d'alta classe, hotel e ristoranti di lusso, taxi e karaoke, centri di estetica e shopping in negozi di marca. Io ho clienti di un certo livello, uomini ricchi, uomini d'affari, figli di alti funzionari. Mi contattano via internet e mi informo sulla loro identità. Al telefono riconosco subito un cliente serio da un truffatore o da un poliziotto”.
Mai avuto problemi con i clienti che si procaccia da sola, dunque. Eppure una volta ha avuto una brutta esperienza con la polizia: “Lavoravo come prostituta in una sauna per una compagnia. Vennero degli uomini in divisa e arrestarono tutte le ragazze. Ci hanno tenuto per diverse ore nei loro uffici. Faceva freddo, ci prendevano a schiaffi e a calci per farci confessare le nostre colpe ed infamare altre persone. Poi il giorno seguente la compagnia ha pagato una grossa somma di denaro e ci hanno rilasciate. Da quel giorno ho deciso di lavorare per conto mio”. Aggiunge inoltre “Una volta ho abortito. Faccio sempre sesso sicuro, porto sempre dei profilattici con me. Però è successo di avere dei rapporti non protetti e sono rimasta incinta. Ma non se ne parla, non voglio avere figli”.
Come aveva già sottolineato con un suo intervento durante la conferenza: “Io faccio la prostituta di mestiere. A volte i clienti sono giovani e di bell'aspetto, godo e mi diverto nel rapporto sessuale con loro; e alla fine mi chiedo se debba essere io a pagare loro e non il contrario”. Per sua stessa ammissione, però, la vita della prostituta non è tutta rose e fiori. Noia, frustrazione e solitudine non risparmiano il mestiere più antico del mondo: “ho un cliente a Nanning che ogni settimana mi chiama per vedermi. Mi divertivo con lui, ma ora non più, da tempo mi annoio. Non lo farei se non per soldi”.
Piani per il futuro? “Mi piacerebbe andare in Tailandia. So che là c'è una scuola dove ti insegnano come migliorare le tue prestazioni sessuali. E poi forse tornare a fare la prostituta. Soprattutto mi piacerebbe scrivere un libro. Un libro che racconti la mia storia, che racconti le mie esperienze e che le condivida con gli altri. Vorrei che i giovani imparino dalle mie storie come vivere meglio la propria sessualità e migliorare le proprie prestazioni a letto”.

Terminata l'intervista, l'ho ringraziata per il tempo concesso. Mi ha accompagnato alla porta e mi ha chiesto “Davvero mi piacerebbe scrivere un libro. Puoi aiutarmi a raccontare la mia storia? Io non so scrivere bene”.
Volentieri, penso. Non in cinese, però.


Anche su:

"Yang Chun, una prostituta in accademia"
http://china-files.com/it/link/14606/yang-chun-una-prostituta-in-accademia

6 Comments:

At 4:35 PM, Blogger Celadon said...

Sarebbe interessantissimo poter leggere il blog di Yang Chun. Peccato che in cinese non ci capirei nulla. Le auguro di riuscire ad avere fortuna con un eventuale libro!

 
At 5:30 PM, Blogger Massaccesi Daniele said...

yang chun ha avuto diversi blog e ha pubblicato alcune cose on-line, puntualmente oscurate dalla censura cinese. certo, non che faccia strano ;)

 
At 8:02 AM, Anonymous ParkaDude said...

Dude, è sicuramente interessante, a leggere il pezzo ti affascina da dio... ma se pubblichi le altre foto, appare crudemente anche l'altro lato: la mancanza da gusto, la banalità, la grettezza.

 
At 10:25 AM, Blogger Massaccesi Daniele said...

io mi sono limitato ad improvvisare un ritratto fatto di parole scritte su blog, basato sul tempo trascorso assieme a lei, sulle mie sensazione e su quello che lei mi ha raccontato. la parte "figurativa" (chiamiamola così) non mi compete. le foto sono state fatte nella sua stanza d'albergo in un momento di follia e di piacere.

posso dirti che le piace essere guardata, osservata, stare al centro dell'attenzione. per questo si veste in modo stravagante, eccentrico. ma neanche troppo, perché alla fine si veste come una prostituta, con i panni tipici del sadomaso, o più spesso ancora si veste come i clienti vogliono che lei si vesta. a volte le comprano loro i vestiti, per eccitarsi.

mancanza di gusto, banalità, grettezza? trovo molto più banale e gretta gran parte del resto della società.

ma tu non l'avevi conosciuta? ha vissuto qualche giorno a casa di chola, chiedi a lui che impressione le ha fatto ;) salutami hongo kongo

 
At 3:57 AM, Anonymous ParkaDude said...

Purtroppo non l'ho conosciuta perché avevo già lasciato Pechino. Non voglio pensare a quello che Chola può averci fatto... anzi, aspetta che ci penso intensamente per un 15 minuti...
Per quanto riguarda "mancanza da gusto, la banalità, la grettezza", onestamente viene troppo lunga spiegarmi come vorrei. Prometto di farlo quando ci vedremo nel 2027. Il fatto che la società faccia schifo non inficia la validità della mia considerazione, comunque, eh :)

 
At 9:26 AM, Blogger roberto bigi said...

E un bell'articolo.
Non mi interessano la pruderìe dell'argomento trattato che può attrarre più lettori ma non necessariamente più attenzione. E più significativo per me il corretto atteggiamento dell'intervistatore. Defilare la propria immagine e sfumare il proprio punto di vista a favore dell'integrità della vicenda raccontata, è indizio di buon giornalismo.
Rispettare la notizia (e la persona intervistata), occupandosi della possibilità di far emergere il racconto di accadimenti veri e lineari conseguenti alla straordinaria normalità dell' esperienza umana. Questo avviene nella vita di tutti i giorni quando incontriamo persone, vicende, libri che non ci lasciano indifferenti, ma è meno comune trovarne traccia nel giornalismo.
Bisogna credere che l'efficacia degli argomenti contenuti in una vicenda reale non necessita effetti speciali per bucare lo share, basta saperla raccontare.

 

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