Friday, February 03, 2012

Basta "occhi a mandorla": scrittori italiani, un po' di fantasia!

Esco ora fresco fresco da una conferenza sulla letteratura italiana. Ho assistito alla lettura del prof. Mark Chu, capo del dipartimento di italinistica qui alla University College Cork. Il suo intervento riguardava il "pericolo giallo", ovvero i cinesi in Italia per come li descrivono e rappresentano scrittori e giornalisti italiani.

Mi piacciono gli studiosi di lingua e letteratura contemporanea perché fondamentalmente si domandano 1) come una cosa è rappresentata in letteratura, arte, cinema 2) perché? E poi il discorso finisce sempre sul "cosa è cosa e cosa non", ovvero ragionamenti a non finire su identità e cultura. Discorsi inutili, chiaro, non dimentichaimoci che siamo nel campo delle scienze umanistiche! Ed "inutili" lo dico anche con un certo orgoglio.

In particolare il prof. Chu ha fatto notare come oggi è ormai diventato normale e popolare usare espressioni come "occhi a mandorla" o "caratteristiche cinesi" per definire tutto ciò (non solo in ambito politico e sociale, ma anche economico, es.: mercato delle auto) che viene dalla Cina o, più in generale, dall'Asia orientale.

Io stesso lo faccio in questo blog. Al di là del problema "ma è razzista?" o "è politicamente corretto?" io ci vedo soprattutto uan caduta di stile degli scrittori, giornalisti e blogger italiani. Insomma, mancanza di fantasia e abilità descrittiva. Dispiace dirlo ma è così.

Luoghi comuni, xenofobia, razzismo colorano le rappresentazioni scritte in Italia della comunità cinese. Non solo nei siti della Lega Nord o di Forza Nuova, ma anche nelle pagine di Repubblica. Primo mezzo di informazione della sinistra italiana. Tanto per capirci.

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