Migrazione, PIL e felicità
Leggendo Internazionale l'occhio mi è oggi caduto su un articolo riguardante il PIL e la necessità di studiare nuovi sistemi per analizzare lo stato di benessere di un paese. Tra gli indici c'è in ballo anche quello sulla felicità.
L'indice di felicità. Mi capita spesso quando intervisto giovani migranti a Pechino, di trovare ragazzine con un'acutezza di pensiero e una sensibilità che non ti aspetteresti. Sono quasi tutte giovanissime con scarsa istruzione, cresciute in campagna e buttate nel mondo del lavoro salariato. Mai avuto tempo per leggere. Ancora meno per pensare. Ma molte tra loro a volte mi lasciano spiazzato per la profondità non tanto delle loro risposte, quanto delle loro domande.
Qualche giorno fa ho incontrato e intervistato una ventenne del Sichuan che lavora a Pechino. Uscita di casa a 14 anni, ha fatto quattro anni nelle catene di montaggio delle multinazionali del Guangdong. Poi se ne è venuta a Pechino. Persona di notevole acutezza e cultura generale non indifferente, considerando l'età. Terminata l'intervista, ha (magari fosse sempre così!) cominciato lei a farmi delle domande relative alla mia ricerca: cosa esce fuori dalle mie interviste? Quali sono le principali "scoperte" della mia indagine? In cosa cozzano con le teorie sulla migrazione femminile in Cina? E così via. Ho risposto con molto piacere ma anche non poca insicurezza alle sue curiosità. Prima di andarmene mi fa: "Un'ultima cosa: sono felici le ragazze che intervisti?". La domanda mi ha spiazzato del tutto. Solitamente non chiedo se una persona sia felice o meno. Chiedo se è generalmente soddisfatta con la vita da lavoratrice a Pechino che fa, se corrisponde ad un modello ideale che aveva prima di partire (ammesso che ne avesse uno) e via dicendo. Non chiedo se una persona è felice perché non saprei come si misura la felicità, non credo esista un indice. Personalmente credo che la felicità esista solo (e necessariamente) a momenti. E che in generale siamo sempre un po' tutti tristi e depressi con le ansie della vita, ma anche in questo stato di malessere perpetuo esistono dei momenti e delle forme di felicità. Immagino però che la sua domanda andasse molto oltre.
Avrei voluto chiederle se lei fosse felice. Ma ho fatto l'errore di temere di conoscere già la risposta.
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