Friday, June 11, 2010

Tanto per evitare di fare qualcosa

Una delle peggiori cose che possa capitarti è quella di perdere la voglia di scrivere. O di non aver più nulla da dire. E fregartene. Bruttissimo. Pare Hemingway sia morto di questo. O forse è semplicemente arrivata l’estate e la voglia di stare in strada a tirar duro fino all’alba è di gran lunga preferibile che perdere le giornate di fronte ad un computer.

Giugno è il più maledetto tra i mesi. C’è aria di vacanza, la gente è in partenza, gli studenti finiscono gli esami e se ne tornano ai relativi paesi di origine. La voglia di non far nulla si impossessa di te e siedi aspettando con ansia l’arrivo del tramonto per bisbocciare con gli amici in strada.

Il campus universitario è tutto in fermento. Studenti, docenti, personale e lavoratori vari si riversano in strada occupando panchine, campi da calcio, viottoli, piazzette e ristoranti. Si canta e si balla, si fa sport, brindisi e arrosticini, si improvvisano discussioni che ti portano avanti per ore. Tutto questo mi riempie di gioia, peccato solo che tutto questo succeda solo nei mesi di giugno e settembre: a luglio ed agosto il campus è vuoto e nel resto dell’anno a Pechino è inverno.

Gli studenti cinesi e internazionali che non faranno ritorno al campus dopo l’estate hanno una rottura da sbrigare: disfarsi di tutte le cose che non riporteranno a casa. E allora durante il giorno per le stradine del campus vedi studenti organizzarsi con biciclette, auto e carretti e trasportare libri, frigoriferi, televisioni e tutta un’infinità di cianfrusaglie. Chi vende, chi compra, chi regala, chi butta, chi raccoglie. Un gran caos di persone ed oggetti. Altri organizzano raccolta di indumenti e altri utensili da donare alle associazioni di volontariato.

C’è anche chi perde la testa. Specie i dottorandi. E non solo cinesi. Ho saputo con grande dispiacere proprio ieri sera di J., persona squisita, dalla Guinea Equatoriale, dottorando in scienze statistiche. È impazzito a causa dello studio, non rispondeva e non parlava più con nessuno, barba lunga e cazzotti contro il muro, spendeva le giornate passeggiando avanti e indietro nei corridoi del dormitorio. Sembra il professore non abbia accettato la sua proposta di tesi perché non ha un cinese abbastanza buono. E lui si rifiutava di scriverla in inglese. Impazzito, l’università ha chiamato l’ambasciata e se lo sono venuti a prendere. Persona squisita ripeto, un po’ particolare nei modi di fare, ma dolce e feroce studioso.

Nei dormitori la gente impazzisce sul serio. Poco tempo fa (mi hanno detto di non dire la cosa in giro, dunque non lo riferite a nessuno) all’Università di Pechino è stato ucciso uno studente nel dormitorio dei cinesi. La cosa peggiore è che la polizia non sa chi sia stato. E il panico si diffonde. Una studentessa sudamericana di un’altra università è stata cacciata via perché gridava troppo nei suoi troppo frequenti rapporti sessuali. La gente non sta bene, studiare troppo non aiuta, impazzire diventa sempre più facile.

Ma nel bene o nel male a me personalmente (che della pazzia sono amico intimo dall’infanzia) nonostante l’età mi piace ancora vivere in questi vecchi dormitori cinesi stile sovietico architettura post atomica. Sarà il forte e perenne odore di cibo vietnamita, coreano o nigeriano che sia, sarà che avere 92 diverse nazionalità in dodici piani è un mix interculturale che difficilmente vivi altrove.

E nel mese di giugno questi studenti da mezzo mondo, ragazzi e ragazze tra i 17 e 30 anni, si ritrovano seduti sulle scalette e le panchine di fronte a questo vecchio ed imponente dormitorio (che da qui a poco butteranno giù come stanno buttando giù il resto della “vecchia” Cina) a bere e discutere di ogni tipo di tema. Secondo me quelle ore spese lì sono quelle dove più impari. O se non impari conosci. Molte più di quanto accada nelle aule del sapere borghese e dogmatico.

Sulle scalette parliamo di tutto e in tutte le lingue. Senti la studentessa di un’isola caraibica non meglio identificata preoccupata perché non sa che vestito mettersi il giorno dopo. Senti la polacca innamorata della poesia russa contemporanea. Il giovane filosofo slovacco esporti le sue teorie su differenti culturali e di comunicazione tra europei e nord americani. E il marxista liberiano (non sapevo ci fossero comunisti in Liberia) prendersi a toni accesi con un’ucraina cristiano ortodossa in materia di religione. Il colombiano e lo yankee discutere sui prezzi delle prostitute cinesi nelle diverse città. E me intento a cercare di spiegare ad un pubblico ex sovietico che il film Borat offende il Kazakstan tanto quanto il film Il Padrino offende l’Italia. Ma non credo abbiano capito: ora invece di Daniele mi chiamano “padrino”. E così che aspettiamo l’alba e andiamo a dormire certi che anche il giorno dopo non faremo niente. No, non credo di essermi stancato di tutto questo. Il problema viene quando cerchi di dare un “senso” o una “struttura” a tutto questo, allora sì escono fuori paranoie e depressione. La verità è che stiamo male, in tanti, in troppi. E se ti chiedono “cosa fai nella vita?” rispondi “mi alzo alle tre di pomeriggio col mal di testa e cerco subito qualcosa da fare per non fare niente”. Il che mi sembra splendido.

Dove andate a vedere la prima partita del mondiale stasera? Io da nessuna parte e anche questa volta dei mondiali me ne frego. Anzi tifo Corea del Nord. Probabile che anche stasera saranno scalette, birra e discussioni con l’internazionale di turno. Cercando di battere ogni record di frequenza cronometrata in post sbronza e giornate di malessere, vi saluto ed abbraccio da una Pechino universitaria.


“When I see my parents fight,
I don’t wanna grow up”
Ramones

2 Comments:

At 6:44 PM, Anonymous Anonymous said...

"nel mio cuore, nell'anima
c'è un prato verde che mai,
nessuno ha mai calpestato, nessuno
se tu vorrai conoscerlo
cammina piano perchè
nel mio silenzio
anche un sorriso può fare rumore
non parlare non parlare non parlare non parlare
non parlare, non parlare..."

L. Battisti

 
At 11:01 AM, Anonymous Anonymous said...

Neanche a me frega poi tanto dei mondiali, perciò qnd 6 a casa che ne dici di approfittare di quelle 3 ore di "Italia - XXX" durante le quali la città si ferma e andare a fare una bella passeggiata , magari ballando & cantando in mezzo alla strada!?! Ciao fratellino . Laura

 

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