Dell'ultimo trip, dell'ultima sfiga
Mi ci voleva proprio questa scorrazzata frettolosa e densissima per il centro-nord Italia. Completata la missione a Vicenza, siamo dunque partiti in treno per Venezia con Stefano (ragazzo di Sara, simpatica tipa laureata in cinese che ho conosciuto durante il tirocinio a Canton) e Pietro, gentili e tranquillissimi studenti di Belluno. Venezia era una bolgia di persone e maschere, atmosfera surreale, luci e colori riflessi nell'acqua inquinata dei canali, i ponti sempre romanticissimi, fatta eccezione per quelli con un americano ubriaco sopra intento a vomitare. Passiamo a riposarci a casa di Stefano, poi a cena a casa di amiche loro. Siamo distrutti di stanchezza, Yu muore su un letto, io tra un bicchiere e l'altro discuto con i ragazzi presenti alla cena. 2-3 ragazze si mascherano, io e qualcunaltro ci scarabocchiamo la faccia, butto Yu giù dal letto e usciamo tutti a far casino e ubriacarci per le strade e le piazze di Venezia stracolme di giovani, allegria, concertini, sound, artisti, vin brulè e spritz. Torniamo a casa tardissimo. Svenimento: mattina. Mi alzo presto e vado a beccarmi con mia sorella e il suo fidanzato, venuti in macchina il giorno prima per godersi anche loro il carnevale di Venezia. Passeggiamo spensieratamente, vin brulè d'accompagnamento, piazza San Marco dove era impossibile sputare per terra tanta era la gente (140.000 turisti a Venezia quel giorno). Lascio mia sorella e il marito, con Yu e tre bottiglie di vino torniamo a casa di Stefano. Tè insieme, la sera organizziamo un megacenone in casa, usciamo per andare a un concerto reggae in un centro sociale, poi finiamo a bere e ballare per strade e piazzette come la sera prima. La mattina salutiamo tutti: treno per Bologna. Faccio vedere il centro di Bologna e il cesso del McDonald's a Yu, ci becchiamo in Piazza Verdi con Viola per qualche birra, la sera treno per Firenze. Come da manuale scendo a Santa Maria Novella barcollante, abbracciato con Yu mi dirigo verso casa di Carlo & Company al grido di Yankee Go Home. Per strada incontriamo delle ragazze giapponesi che dipingono per terra stile madonnare. A casa di Carlo per un film in compagnia e l'ultimo sorso di birra. La mattina prendiamo un treno per Pisa. Accuso pesantemente i 3 giorni di vagabondaggio e sbronze a ritmi martellanti, la schiena e la testa a pezzi, nonostante tutto porto Yu al Campo dei Miracoli, mentre lei visita bancarelle e Duomo io stramazzo al suolo guardando il culo delle turiste giapponesi. No, non sono un porco, è solo che mi mancava Yu. Ci incontriamo con Luca, posiamo gli zaini a casa di Leo, poi Campari e vì in un circolo Arci, poi birre a go go per il centro di Pisa. Incontriamo altri amici di Luca, si decide di andare tutti al Carnevale di Viarreggio, a 20 minuti di treno. Armati di wisky e coca cola ciondoliamo allegri in 6-7 più 3-4 inglesi per le strade di Viareggio, anche queste piene di gente in maschera. Il tempo scorre veloce e con esso l'alcool in gola, mi ritrovo solo con Yu lontano da amici e festa in totale paranoia, dovevo raggiungere la stazione e prendere l'ultimo treno per Pisa, ma non capivo nulla, non riuscivo a parlare e ancora meno a camminare, per fortuna Yu mi salva il culo e mi porta a dei binari. Scavalchiamo il cancello, raggiungiamo la stazione tramite i binari, mi rincontro con gli altri e mi metto l'anima in pace. Serata finita in un pub di Pisa cantando con gli altri cori da stadio tipo "Forza forza Pisa alè, siamo tutti sconvolti, a noi piace bere birra, e fumare il cioccolato", l'immancabile "Yankee Go Home" e un paio di altre canzoni etiliche spagnole che non ricordo assolutamente. Moriamo a casa di Leo, il giorno dopo treno per casa, dopo 8 ore di attese e sonno arriviamo a Macerata.
Tutto splendido dunque, unica nota pesantemente negativa una telefonata che mi arriva la mattina di Pisa da Roma: segreteria della mia università, mi dicono che non mi posso laureare perchè ho scelto una tesi di una materia della quale non ho sostenuto esami durante il curriculum della specialistica (trattasi di Tibetologia). In paranoia totale, la gentilissima segretaria mi consiglia un paio di modi per ovviare il problema e laurearmi lo stesso a fine marzo. Scritto subito 3 e-mail chilometriche e in lacrime scongiurando due prof e il preside di salvarmi la vita, forse ce la faccio lo stesso, lunedì di nuovo a Roma per vedere cosa posso fare. Non avevo mai sentito questa legge, non ho mai avuto l'idea di una cosa del genere, ma la legge non ammette ignoranza, e dunque mea culpa totale. Cazzo di sfiga però, e soprattutto a un dio burocrate non credere mai...
Un abbraccio e un grazie particolare a Riccardo per il passaggio in auto per Ancona, Stefano e Sara per l'ospitalità, Viola, Carlo e Davide, Luca e Leo.
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