Le cene al buio.
Tra le cose più interessanti che mi siano capitate di recente, c'è la "Cena al buio". E' un evento organizzato in un ristorante di Macerata dalla sezione locale dell'Unione italiana dei ciechi. Donne e uomini ciechi o ipovedenti accompagnano e guidano gli ospiti ad una cena in uno stanzone nel buio totale. E per buio totale intendo nero assoluto. Nessuna luce, nessun bagliore. Per circa un'ora si sta insieme e si mangia nella totale oscurità. E' una sensazione toccante, forse sgradevole, ma poi la luce (per i vedenti) torna.
Inizialmente sono stato in silenzio, un po' sorpreso, forse impaurito. Mi ha colpito il gran baccano delle persone, una quarantina circa. Quasi come: visto che non si può vedere bisogna almeno urlare. Per farsi sentire, per esistere. Ho pensato alla solitudine. Solitudine non è star soli, ma sentirsi soli in mezzo agli altri. Sentirsi fuori luogo e in silenzio, mentre gli altri urlano, socializzano. Brutta sensazione. Poi ho imparato a versare del vino al buio e abbiamo iniziato a cantare.
Bellissima esperienza. "Questa cena è una figata", come ha scritto qualcuno.
Grazie alle donne e agli uomini della sezione maceratese dell'Unione italiana dei ciechi.
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