Un libro letto tanto tempo fa. Quando sognavo una vita come Bukowski.
"Il bar vicino alla stazione ha cambiato padrone sei volte in un anno. Prima era un locale topless, poi l'ha preso un cinese, poi un messicano, poi uno stroppio, e così via. Io lo frequento da un pezzo. Dal mio posto abituale si vede l'orologio della stazione, attraverso una porta laterale, che di solito è socchiusa. Come bar non c'è male: niente donne, a romperti le balle. Solo un branco di mortidifame, che giocano a carte e ti lasciano in pace. O sennò guardano la tivù, quando c'è una partita. In camera tua è meglio, senz'altro, ma l'esperienza insegna che, se bevi da per te, fra quattro mura, mica duri: non solo, quelle quattro pareti ti opprimono e, quindi, danno una mano agli oppressori tuoi, e invece, non bisogna dar loro una vittoria troppo facile. Ci vuole un certo dosaggio, fra solitudine e folla, un certo equilibrio ecco il trucco, per non finire tra quattro pareti imbottite."
Tratto da "Storie di ordinaria follia" di Charles Bukowski
Tratto da "Storie di ordinaria follia" di Charles Bukowski
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