Sunday, August 05, 2018

出国旅行万岁 ! Taiwan, on the road. (IX)


A Luodong resto non piu' di 24 ore, giornata nuovamente dedicata al cazzeggio per la citta' e al mare, che da qui dista 9 chilometri (coperti, inutile dirlo, irrimediabilmente a piedi). Spiaggia di sabbia nera, qualche pescatore, nessun turista.

Il giorno dopo, nonostante la pioggia, mi appresto a partecipare all'esperienza antropologicamente piu' interessante e divertente di questo viaggio. Prendo un bus per 寒溪 Hanxi, un villaggio a mezz'ora di strada da Luodong, dove mi aspetta Y., amico di E. e attivista locale della comunita' / etnia degli 泰雅 Atayal. Lingua, cultura, tradizioni e tratti somatici diversi dai cinesi Han. Abitanti originari dell'Isola di Taiwan. Hanxi e' un piccolo comune di casette formato da quattro tribu' e caratterizzato da un lungo ponte sospeso (terzo piu' lungo di Taiwan). Il fiume si e' seccato negli anni, per cause naturali e "politiche". Qui hanno avuto 50 anni di colonizzazione giapponese e 70 cinese (che continua tuttora) . Y. fa parte di un'associazione locale che lavora per la promozione del territorio e il mantenimento delle tradizioni. Mi porta subito nella loro sede, dove conosco gli altri giovani social workers. Da anni il villaggio e' composto per lo piu' da fedeli cattolici e cristiani, risultato del massiccio intervento delle chiese americane ed europee. Sono loro, a quanto mi sembra di vedere, a far girare i soldi nel territorio. L'economia un tempo era basata sulla caccia. Ora sulla piccola agricoltura (miglio, dal quale ricavano anche un liquore), allevamento e poco altro. Gli uomini sono per lo piu' fuori a fare lavoretti stagionali, nel villaggio trovi soprattutto anziani, donne e bambini. Gli anziani parlano ancora un po' di giapponese. La lingua comune e' il cinese, anche se in teoria quasi tutti conoscono la lingua Atayal.

La sera c'e' grande festa in paese, per un festival di due giorni che comprende la "Notte dei giovani" con balli, danze e pasto comunitario, e una celebrazione religiosa con rituale uccisione del maiale e pranzo assieme. Tutti e tutte molte gentili, ospitali e cortesi con me, non mi hanno lasciato un momento solo, rendendomi partecipe delle attivita' e cercando di spiegarmi cosa stessero facendo. Ovviamente non finivano neanche di chiedermi informazioni sull'Italia, in particolare sui nostri festival culturali, su usi e costumi tradizionali. Erano presenti anche le autorita' del posto e dei comuni limitrofi, una televisione taiwanese, una celebrita' della TV e un giornalista giapponese del 毎日新聞 Mainichi Shimbun.

Beh, inutile dire che mi sono davvero divertito  e ho apprezzato questa serie continua di scambi culturali tra me e le persone del posto. La mattanza del maiale, con tanto di rito religioso guidato dagli anziani, e' stata il top. Nel maceratese l'uccisione del maiale e trasformazione in prosciutti, salami e quant'altro e' detta "fare la pista" e tradizionalmente si svolge tra dicembre e gennaio, quando il clima rigido permette alla carne di non andare a male. L'animale dovrebbe essere ucciso con un colpo di arma da fuoco alla testa, per non farlo soffrire. Ma, che io sappia, molti contadini preferiscono ammazzarlo nel metodo piu' tradizionale, ovvero tagliandogli la gola e lasciando che muoia dissanguato, permettendo cosi' alla carne di avere un sapore migliore. Qui invece lo uccidono con un colpo rapido e preciso di lancia al fianco. La lama entra per una ventina di centimetri e perfora il cuore. Il maiale stramazza al suolo e muore poco dopo. A questo punto gli uomini bruciano con fiamma ossidrica la pelle e rimuovono i peli con un coltello. Le donne preparano la cucina e portano birra e altre bevande ai compagni. Il tutto richiede diverso tempo ed e' una festa comunitaria, i bambini giocano nell'orto, gli anziani siedono a lato e chiacchierano. La cerimonia e' iniziata alle sei di mattina, per evitare di lavorare al caldo asfissiante. Poi gli addetti ai coltelli aprono la carcassa di maiale, togliendo gli organi interni che passano in mano alle donne. Queste puliscono le interiora e tagliano il fegato, che viene subito consumato crudo e sanguinante tra i presenti. Ne ho mangiato anche io, ma il sapore... beh, andiamo avanti. Gli uomini continuano a dividere l'animale armati di mannaie, spezzando ossa e separando la carne. E' una grande confusione di rumori, odori, sangue, risate, urla, canzoni e grandi, grandi bevute. Alle nove di mattina noti gia' qualcuno (e qualcuna) barcollare vistosamente. Alle dieci e' tutto pronto per il pasto. Del maiale non resta piu' nulla, e' tutto nel pentolone. Il pavimento di sangue e brandelli viene lavato, portati il tavolo e le sedie per consumare assieme il pranzo di carne di maiale bollita (dura, molto dura perche' poco cotta), verdure, spezie e riso. Si mangia, si beve, si fuma, si scherza, cosi' avanti senza sosta come se ci si conoscesse da una vita. E' appena mezzogiorno e io sono gia' sfinito, sembrano le sei di mattina di ritorno da una sagra di paese. Piano piano i membri della comunita' fanno ritorno a casa, portando con loro una porzione del maiale avanzato. Gli organizzatori restano invece a fare una riunione, poi a mangiare e bere di nuovo. Ci alziamo da tavola verso le due, per procedere verso l'unico karaoke del villaggio (l'abitazione privata di una signora e del suo amabile cagnolino, vedi foto in alto). E giu' di canti, di birra, di sigarette, abbracci e pacche sulle spalle.

Verso le quattro Y. mi riaccompagna a casa della signora che mi ha ospitato per la notte, per i saluti e i ringraziamenti. Molti dei giovani erano qui per il festival e ora riprendono, come me, la strada per le citta' lontane dove lavorano e vivono. Y. mi da' un passaggio fino alla stazione di Luodong, da li' prendo un treno per 宜兰 Yilan, dove passero' la notte.

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