Thursday, August 16, 2018

出国旅行万岁 ! Filippine, on the road (XIII)


Ci si puo' trovare in difficolta' anche con l'entusiamo alle stelle e l'on the road galoppante. Qui nelle Filippine il trasporto non e' particolarmente invitante e i bus impiegano lungo tempo per percorrere distanze non incredibili, complici le strade non sempre asfaltate e la fottutissima stagione delle piogge. Cosi' da Manila impiego circa sette ore, con scalo a Cabatuan, per raggiungere Baler. Arrivo in serata alla locale stazione, poche luci in giro, pioggia battente, stanchezza pesante. Armato di quel che resta del mio impermeabile (e' un impermeabile speciale, un impermeabile che permea l'acqua, quindi un impermeabile inutile) e di bussola al cellulare, mi sposto in direzione nord-est, verso la casa dell'amico di I. che mi ospitera'. La fortuna mi sorride e un chilometro dopo arrivo all'indirizzo corretto. Busso e mi apre una ragazzina sui 13 anni. Chiedo di A. Di fronte ad un brutto ceffo come me, straniero muso bianco con la barba lunga e zuppo di pioggia quando fuori e' buio gia' da un po', qualunque adolescente avrebbe sbattuto la porta e sarebbe fuggita via gridando "mamma, mamma!!". Ma non questa fanciulla, che annuisce col sorriso e mi lascia entrare in casa. Difficile descrivere la soddisfazione mista a gioia che si prova in questi momenti.

A Baler sono ospite di A., che come me e' un insegnante, e vive in una casa con tutta la famiglia (padre, madre, quattro sorelle, vari mariti e figli, pronipoti, un cane). I genitori mi chiedono subito scusa per il casino che c'e' in casa; a me il casino entusiasma, il silenzio e' spesso uguale a morte. Tutti parlano discretamente bene inglese e mi fanno sentire a casa.
Stesso discorso per i suoi amici, che mi portano in giro in moto sotto la pioggia durante il giorno e per bar la sera. Ottima occasione per conoscere la gioventu' del posto e confrontarsi su abitudini, problemi e piaceri della vita.
Oltretutto la cittadina e' in subbuglio perche' il prossimo fine settimana ci sara' un grande festival, e nelle scuole e negli spazi sociali trovi bambini e ragazzini a fare varie attivita', provare canti e balli. Piacevole atmosfera e qualche turista filippino in giro.

Baler e' un bel posto dove andare a morire. Cioe', dove magari trascorrere in relax e beatitudine la pensione. Nel caso qualcuno ci arrivasse ancora.
Spiaggia selvaggia, onde e surf, natura e cascate, cittadina colorata e serena, banani e palme da cocco, cibo semplice ma speziato, i bar e il karaoke, il ritmo lento, la fretta solo un'offensiva abitudine moderna occidentale. Segnatevi questo nome.

La seconda notte mi sveglio alle quattro per andare a prendere un bus per Manila. Anche alle quattro di mattina in giro trovi persone, bar e ristoranti ancora aperti. Incredibili questi filippini. Il bus parte quando e' pieno e non impiega molto a riempirsi. Dormo per buona parte del tragitto, per riaprire gli occhi piu' tardi e osservare la pioggia fuori dal finestrino, villaggi allagati, risaie, via vai di persone a piedi o in motorino.

Arrivato al quartiere Cubao di Manila, mi organizzo per cercare un bus verso il Lago di Taal e relativo vulcano, prossime mete ad una 70ina di chilometri dalla capitale. Problema: Manila non ha una stazione centrale dei bus vera e propria (e neanche una stazione centrale dei treni), ma solo tanti mini terminal da dove partono pullman privati per le varie destinazioni. Senza avere internet ne' una cartina della citta' e meno ancora informazioni sui bus e destinazioni impiego un paio di ore sbattuto tra strade, centri commerciali e fermate della metro per trovare finalmente un cazzo di furgoncino che vada verso sud, vicino al Lago di Taal. Smog, traffico, folle oceaniche, sol leone, sete, voglia di bestemmiare... Quei momenti in cui per strada chiedi informazioni a 20 persone diverse e... 5 scuotono la testa, 5 rispondono in kazako antico, 10 rispondono in inglese dando 10 risposte diverse... Quei momenti in cui stai li' li' per gettare la spugna, lasciare che la disperazione si impossessi di te, vorresti solo metterti a piangere, pensare agli gnocchi alla papera di tua madre e cercare il primo volo per tornare a casa... Insomma, il classico momento "Turisti fai da te? No Alpitour!?"...
https://www.youtube.com/watch?v=ERkho8bNNrg

Per fortuna pero' in queste situazioni limite arriva spesso come una luce in fondo al tunnel una qualche forma di svolta. Stavolta la svolta prende la forma di una ragazza filippina che assomiglia ad una pizzaiola di Macerata di mia conoscenza, ma con gli occhi a mandorla. La quale mi fa capire che non ci sono bus per dove devo andare, ma mi sbatte su un furgoncino verso Santa Rosa, con la promessa che li' trovero' un altro mezzo per la meta finale. Ovviamente io non ho idea di dove sia Santa Rosa, mi assicuro soltanto che non sia il nome di un altro centro commerciale o quartiere periferico di Manila ma una cittadina in direzione sud. In furgone mi addormento, mi sveglia piu' tardi il puzzo irresistibile di smog e i clacson del traffico filippino. L'autista mi lascia in strada e mi indica una stazione di jeepney. Forse sono salvo. In effetti dalla stazione parte subito un jeepney per Tagaytay. Un'ora dopo sono a destinazione. Ho percorso circa 70 chilometri in due ore, per meno di due euro.

Tagaytay, citta' di medie dimensioni e non particolarmente interessante, non fosse per l'ottima vista che offre sul lago Taal. Lago che ha al centro alcune piccole isole vulcaniche, di cui una col cratere occupato da un lago. Ricapitolando: un lago con dentro un vulcano con dentro un lago.
Peccato la pioggia, la foschia, l'umidita' fissa sopra il 70%, i resort e gli hotel di lusso. Per fortuna non e' periodo turistico e non c'e' molto movimento in giro. Tagaytay dista circa 15 chilometri dal lago e inforco subito quella che sembra una strada secondaria discendente. Ovviamente non scendeva al lago, pero' subito dopo il tramonto arriva un acquazzone piu' cattivo del solito che mi costringe a fermarmi sotto la tettoia di una fermata del bus. Vento, pioggia, nebbia, freddo. Piu' che il Tropico sembra la Transilvania. A saperlo portavo jeans lunghi e scarpe da trekking.
Scherzo. Sarei venuto comunque in infradito e costume.  

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