Saturday, August 20, 2016

Balkans on the road, 15 anni dopo (XIV): Sic semper tyrannis, Gavrilo!


A Sarajevo trovo un ostello a due soldi nella parte vecchia (e ottomana) della citta'. L'ostello e' diretto da due signore che fungono da amministratrici e due signori non giovanissimi che invece fanno le pulizie. Curioso. La camerata e' piena di letti a castello, poco distante c'e' l'area comune che dovrebbe servire come cucina e sala, ma e' a sua volta piena zeppa di divani, materassi e letti di fortuna dove sono ammassati giovani stranieri di passaggio. Scritte sui muri, slogan politici, A cerchiate e atmosfera anarchica fanno sembrare il tutto uno squat berlinese piu' che un ostello bosniaco.

Parto subito alla scoperta di Sarajevo per far grande scorpacciata di musei ed esibizioni. La citta' non e' poi cosi' grande, il centro si sviluppa tutto in orizzontale lungo i lati del fiume Miljacka. Luci elettriche, mega schermi pubblicitari, qualche grattacielo, uffici e negozi si alternano a chiese cattoliche e ortodosse, ponti, tantissime moschee, hammam (le case turche con funzione di terme), musei, gallerie d'arte, antichi palazzi. Ad un primo sguardo sembra Istanbul, ma dal sapore piu' mittel-europeo. Numerosi anche i piccioni, sembra quasi di stare nelle piazze di Venezia. Vado a perdermi per le stradine del centro molto affollate (tanti i turisti!) e per puro caso mi fermo di fronte ad un ponte, sul muro noto una targa commemorativa. Qui circa cento anni fa un giovane nazionalista serbo sparo' e uccise l'arciduca erede al trono di Austria e Ungheria Francesco Ferdinando e sua moglie. Sic semper tyrannis, Gavrilo! 

I prezzi per gli ingressi vanno da 1,5 a 3 euro circa. Visito la galleria dell'Accademia di belle arti, il Museo di arte contemporanea di Sarajevo, il Museo di storia, il Museo nazionale di Bosnia-Erzegovina (gradisco molto la parte etnologica, quella di storia naturale e' piu' per scolaresche, quelle di archeologia e mineralogia per gli addetti ai lavori), l'Istituto Orientale di Sarajevo (niente sinologia: qui studiano solo lingue e culture quali quella persiana, araba e turca, che maggiormente hanno avuto e hanno influenza nel loro paese, come mi racconta una giovane professoressa musulmana), l'Istituto Bosniaco e infine il Museo del genocidio (non per stomaci deboli!). Proprio quest'ultimo museo mi ha impressionato di piu', sembra un museo sullo sterminio degli ebrei. La differenza sta nel fatto che quando parliamo di ebrei parliamo delle memorie dei nostri nonni, mentre qui parliamo delle mie memorie da bambino. E' questo forse l'aspetto piu' agghiacciante. Mai piu', si spera. Almeno nei confini europei.
Tra i tanti artisti, uomini du cultura, di spettacolo e di politica, segnalo i pittori bosniaci Mersad Berber (1940-2012) e Fuad Arifhodzic (1923-2008):

http://mersad-berber.com/

http://islamicartsmagazine.com/magazine/view/istanbul_and_sarajevo_by_bosnian_artist_fuad_arifhodzic/

Il corso e' gremito di gente ma non avverto frenesia. I turisti passano inosservati, qualche signora agli angoli della strada a chiedere l'elemosina, le ragazze a fare shopping, freakkettoni biondi fanno girare le clavette fuori da una banca, i bar sono pieni di persone che bevono caffe' e chiacchierano, bambini rom sudici fino al midollo si rotolano per i marciapiedi e giocano con un piccione morto. A Sarajevo i forni vendono anche il buonissimo pane arabo, morbido e schiacciato, da riempire con carne e verdure. E poi la fredda birra Sarajevsko, dal 1864 orgogliosamente al fianco dei bevitori bosniaci.
A proposito: il Jack Daniel's compie 150 anni, auguri di buon compleanno!

Ma la vera chicca (e fortuna sfacciata!) e' che proprio in questi giorni a Sarajevo c'e' la 22esima edizione del Film Festival: http://www.sff.ba/en . Otto giorni di proiezioni in piazze, teatri e cinema, oltre 150 film da ogni parte del mondo. Anche in questo caso pero' la presenza cinese e orientale in generale e' carente: un solo film cinese. La stragrande maggioranza sono film di produzione o autori dei Balcani, poi Europa, Mediterraneo, America. Niente soft power cinese da queste parti, niente Istituto Confucio. Molto lavoro da fare per il governo cinese. Il soft power viene invece dalla Turchia ex Impero Ottomano: oltre ai numerosi turisti turchi, capita spesso di leggere di progetti e ricostruzioni effettuate con fondi provenienti (oltre ovviamente dalla UE) proprio dalla Turchia. Vedo anche tante donne col velo nero integrale, ma credo siano turiste dalla penisola arabica e non donne locali. La vita notturna non ha molto da invidiare a quella europea, bar e pub colmi di giovani con boccali di birra in mano, musica pop sparata a tutto, negozi aperti fino a tardi, minigonne e sigarette.

Torniamo al cinema: prezzo per i film variable da 2 a 4 euro. Passo entrambe le serate in un paio di sale diverse (dopotutto fuori piove e fa freddo, io invece penso ancora di essere nel Sud-est asiatico o in Albania meridionale e vado in giro in sandali e pantaloni corti), mi sparo quattro brevi documentari europei e tre film. Niente male, oltretutto le sale quasi sempre piene. Il mattino lascio l'ostello, ma prima di andare alla stazione dei bus decido di guardarmi un ultimo film di produzione bulgara, cinico e pesante come piacciono a me. Sono le 8.45 ma il botteghino non apre e il film inizia alle 9. Chiedo spiegazioni alle volontarie in divisa, mi dicono che il botteghino non apre prima delle 10. Organizazzione di merda!, penso. Non demordo e vado comunque all'ingresso, dove due ragazze bionde assonnate staccano il biglietto ai pochi in fila. Spiego la situazione e chiedo se posso comprare il biglietto li'... "No, non puoi. Pero' passa lo stesso. E non lo dire a nessuno".
Bosniache brava gente.

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