Balkans on the road, 15 anni dopo (IX): Theth, per nulla tranquilla.
Domenica ore sei di mattina, temperatura bassa e pioggia, entro in una Scutari che si e' alzata da poco: i bar pero' sono gia' aperti, gli anziani a darci di caffe' e raki, le parrucchiere a fare i capelli alle prossime spose, i tassisti in strada alla ricerca di clienti. Sono alla ricerca di furgoni che vadano verso Theth, nell'estremo nord delle Alpi albanesi. Invece sono loro a trovare me: un furgone piuttosto vecchio gia' pieno di anziani e bambini, valigie, cocomeri, meloni, sacchi di farina, pacchi di pomodori e peperoni, ruote di scorta, bottiglie di Fanta, birre Tirana. Si sta strettini e il prezzo non e' proprio economico: 10 euro per 76 chilometri. Comincio ad insospettirmi.
Il furgone parte in direzione nord, si ferma molte volte a far entrare altra gente, bambini, pacchi, scorte alimentari. Mi piace questo ritorno agli anni cinquanta. Mi addormento e mi sveglio un paio di ore dopo, quando siamo gia' in altissima montagna. Il furgone si ferma nei pressi di un rifugio per un caffe', scendiamo tutti, cocomeri compresi. Sembra l'Alto Adige, vista a strapiombo, nebbia in ascesa, freddo cane e poche tracce di vita umana intorno. Non possiamo essere arrivati a Theth! Infatti rimontiamo tutti, con l'aggiunta di altri due anziani, e ci facciamo un'altra ora e mezza su una strada strettissima fatta di sassi e rocce, buche preoccupanti e nessuna protezione verso il niente alla nostra destra. Non finisce qui: la "strada" e' a doppio senso, quindi ogni tanto bisogna fermarsi e fare marcia indietro per far passare le jeep e altri mezzi di montagna. Mi chiedo quanto possano resistere le sospensioni di questo coraggioso rottame del '39. Per fortuna poco dopo raggiungiamo la vetta della montagna e cominciamo a scendere, a destra stavolta c'e' il bosco e quindi in caso di fuoristrada eviteremmo comunque lo strampiombo: almeno i cadaveri verrebbero a recuperarli.
Giunti a valle non vedo nessuna cittadina. Solo una chiesetta in mezzo a prati di fango, mucche e ruscelli. Nessuna pompa di benzina, nessun supermercato, nessuna casa ne' palazzi. Solo guest house per turisti. Questa e' Theth. Evidentemente non mi ero informato con attenzione, mi aspettavo una tranquilla e sorridente cittadina di montagna ed invece sono sul K2. Paradiso per gli amanti del trekking ad alta montagna, ma sono equipaggiato solo con una felpa, un costume, un cappello, un paio di Converse strappate e dei sandali che mi stanno lasciando a piedi. Oltretutto piove e fa freddo. Niente da fare, non e' per me. Scatto qualche foto, parlo con degli escursionisti nord europei super attrezzati ma altrettanto frustrati per il maltempo che li costringe alla noia del riposo in queste poche guest house finitie di costruire ieri.
Aspetto il primo mezzo che torni verso Scutari, stavolta una jeep piu' agile. L'autista, un simpatico albanese sui 25 anni, fa montare me, due ragazze tedesche e quattro belgi; gli zaini sul tetto della macchina, legati con un sacco dell'immondizia per evitare la pioggia. Dove due ore e mezza siamo di nuovo a Scutari, ma ho perso l'uso della gamba sinistra e non sento assolutamente niente dall'ombelico in giu'.
Volevi la strada? Eccotela.
Ok, piccoli imprevisti frutto di mala (diciamo pure "zero") organizzazione a parte il morale delle truppe e' alto. Faccio pranzo (o forse colazione, piu' probabilmente cena; la percezione del tempo in viaggio non e' alterata, e' in catalessi) con pane, salsa di ricotta, peperoni e olive albanesi. Scutari e' grandina e ci sarebbe parecchio da vedere, ma io ho appuntamento qui tra quattro giorni con un amico di Macerata e non avrebbe senso vedermela adesso. Riprendo quindi lo zaino e decido di tirare in direzione ovest, verso il Montenegro. Oramai le gambe vanno da sole, il dolore arriva solo se mi fermo. Quindi non vedo perche' fermarsi.
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