Wednesday, August 05, 2015

Malacca paura nessuna: Kuala, la capitale.


Da Malacca un bus da due euro e cinquanta mi porta a Kuala Lumpur in due ore e mezza. Apprendo nel viaggio che Kuala Lumpur significa qualcosa come "incontro tra fiumi fangosi". E' la capitale della Malesia ma ha solo un 150 anni di storia e un paio di milioni di abitanti. Me ne hanno parlato tutti piuttosto male, consigliandomi di starmene un giorno al massimo per poi ripartire. Qui passero' le notti in uno "space", una specie di centro sociale gestito da punk malesi; lo spazio si trova ad Ampang, nella periferia est della metropoli, luogo che fatico non poco a trovare visto che ovviamente nessuno dei locali (cinesi, indu', tamil o malesi, giovani o vecchi, religiosi o laici che siano) conosce il posto ne' sa riconoscere l'indirizzo: mi salva un ragazzo inglese beccato per strada per caso mentre mi riparavo dal quotidiano scroscio monsonico (foto).

Questa sorta di centro sociale ospita al piano di sopra tre punk e sette gatti (piu' il sottoscritto), mentre sotto si trovano gli spazi per i concerti, sala prove, una piccola cucina e un negozio di musica. Davvero una figata di posto, felicissimo di sapere che esistono ancora luoghi del genere (persino nel Sud-est asiatico!) e che non sono allergico ai gatti malesi.

Kuala Lumpur e' ben servita a livello di trasporto tramite una linea metropolitana e una rete di bus (prezzi tra i 25 e 50 centesimi a seconda delle distanze, 1 euro la tratta piu' costosa). Le sigarette costano tre euro a pacchetto, la benzina 0,5 euro a litro, il Museo di arte islamica tre euro e cinquanta e le vale tutte! E' ancora l'alcool a costare smodatamente troppo rispetto al resto delle cose, sara' forse perche' dopotutto siamo in un paese mussulmano: 4 euro la birra da 66cl meno costosa al supermercato, 6 euro al bar la sera. I punk pero' sanno subito come aiutarmi e mi indirizzano da un indiano che vende 1 litro di birra a 2,5 euro e bottiglie di wisky a prezzi ragionevoli. Venerdi' e sabato sera a fare bisboccia e un barbecue a base di carne di pollo con la comitiva punk. Discuto molto con loro e mi raccontano un po' della loro vita e della situazione sociale e politica nel loro paese. Cosa significhi essere malesiano di etnia malese (e quindi mussulmano) abbracciando pero' un altro tipo di fede (o non-fede), ovvero lo stile punk. Le ragazze ovviamente non portano il velo, "non siamo brave mussulmane", e mi raccontano del lavoro in ufficio, della noia e del weekend con gli amici allo spazio punk. Figo. E non molto diverso da come passiamo la vita dall'altra parte del mondo, nel ricco occidente cristiano.

Ultimo giorno di visita a Kuala Lumpur. Il centro cittadino divorato dai grattacieli ospita le torri Petronas, le piu' alte al mondo fino al 2004 coi i loro 452 metri. La China Town, di cui non capisco piu' il senso: qui in Malesia, come in gran parte del Sud-est asiatico, e' ovunque China Town! Un paio di templi buddisti cinesi e indu', un giro sul bus gratuito e un pasto a base di pesce fritto a Jalan Alor, famosa via dello "street-food". A Kuala Lumpur mi avevano anche consigliato di far visita alle localita' di Putrayaja, Genting e alle Batu Caves... ma un po' la pigrizia, un po' il piacere della compagnia dei punk ad Ampang, un po' il preferire girovagare fuori dagli itineri strettamente turistici hanno fatto si' che per me bastasse cosi'.

Giungo allora a KL Sentral (bellissimo come qui molte cose prendano il nome da termini inglesi storpiati seconda la pronuncia locale) nella speranza di comprare un biglietto per il treno e andare su fino a Ipoh. Speranza subito svanita: "tickets sold out". Non mi resta che prendere il bus dalla stazione di Pudu Sentral.
Addio Kuala, viva il punk! 

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