A Pietro Rigosi
Caro Francesco,
volevo soltanto dirti che tra tutte le tue incredibili canzoni a me è stata sempre più a cuore la cara vecchia Locomotiva, che ho cantato e ballato innumerevoli volte, specie nelle piazze romane durante le manifestazioni studentesche.
Sarà perché io l’ingiustizia me la figuro ancora come un “treno pieno di signori”, sarà perché tuttora faccio difficoltà a trovare versi più belli di “ma un’altra grande forza / spiegava allora le sue ali / parole che dicevano / gli uomini son tutti uguali / e contro ai re e ai tiranni / scoppiava per la via / la bomba proletaria / e illuminava l’aria / la fiaccola dell’anarchia”, sarà perché a 32 anni suonati se mi chiedono cosa voglia fare da grande rispondo volentieri “il macchinista ferroviere”, sarà perché anche a me piacerebbe correre per i campi e gridare ai contadini curvi “fratello non temere / che corro al mio dovere”, sarà per il romanticismo latente di una canzone fiera e battagliera come questa. Grazie!
Aspettando il giorno del giudizio, alla guida di una macchina a vapore
Daniele
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