Sui tatuaggi.
Il primo (e ultimo) tatuaggio me lo sono fatto
a 17 anni. Una volta i tatuaggi erano roba da cazzoni, cioè da giovani. A farsi
un tatuaggio dovevi vergognarti, era una cosa da tenere nascosta e svelare solo
agli amici o sfoggiare sul fisico giovane e asciutto in spiaggia d’estate.
Per poterti fare un tatuaggio dovevi avere i
soldi, lottare con la famiglia e mentire al tatuatore sulla tua minore età. Noi
cominciammo a disegnarci dei puntini sulla braccia già a 14 o 15 anni. Prendevi
un ago, di quelli usati da tua nonna per rattopparti i calzini, poi lo
intingevi nell’inchiostro blu o nero di una penna bic spezzata e infine te lo
infilavi nella carne. La “regola” era che doveva far male ma non arrivare a far
sangue. Il primo puntino me lo fece un caro amico, uno di qualche anno più
piccolo di me con la pelle già macchiata d’inchiostro. Poi in seconda superiore
mi “tatuai” il simbolo della hardcore band “Marilyn Manson” sul braccio
sinistro durante una noiosissima lezione di latino. Si vede ancora.
Invece in un sabato sera passato in casa con
gli amici e qualche lattina di birra, chiesi ad un altro amico di disegnarmi
una A cerchiata in alto nel braccio. Non fece in tempo a finire, i miei
genitori tornarono prima e dovemmo metter via tutto. Restò solo uno strano segno,
un geroglifico che assomigliava a una barchetta sul mare.
Una sera nell’estate del 2000 litigai con mio
padre e decisi di non tornare più a casa. Feci parecchia strada a piedi, poi
autostop verso Montecassiano e Osimo, poi giù verso il mare di Porto Recanati.
Dormii due notti all’addiaccio, sotto gli ulivi delle colline, e stetti per lo
più da solo a fumare sigarette e pensare dove andare e cosa fare. Nella noia,
entrai anche nel negozio di tatuaggi. Mi innamorai di un disegno: “Quanto
costa?”. Costava 270.000 lire, un sacco, considerando che non era così grande e
solo in bianco e nero. Un mio amico mi riportò a casa in motorino, mettendo
fine alla mia fuga da casa. Lavorai per un paio di settimane e misi da parte i
soldi per quel tatuaggio. Ci volle un’oretta, parecchio sangue, un po’ di
dolore e qualche Marlboro. Al tatuatore dissi che avevo 18 anni. Sapevamo
entrambi che non era così.
Tornai a casa con un vichingo sul braccio. A
casa si incazzarono, ma non più di tanto. D’altronde ero appena scappato di casa,
ero meglio per tutti mantenere un profilo basso.
Gli amici mi dissero che era un tatuaggio
“grezzo” e che sembravo un camionista. A me è sempre piaciuto e non ha mai dato
fastidio. Di lui mi dimentico, ci faccio caso solo se sono nudo davanti allo
specchio, quindi quasi mai. Sarebbe strano, vedermi allo specchio senza il
braccio tatuato.
La verità è che non ho grande senso estetico e
dei tatuaggi non mi frega niente. Non ho questa passione, non capisco chi ha
questa passione, meno ancora la fissa di tatuarsi il corpo. Intendiamoci: non
ho niente contro chi ne ha. Anzi, a volte alcuni disegni sono notevoli,
apprezzabili. Disprezzo chi discrimina chi ha tatuaggi. Ma, giuro, dei tatuaggi
non potrebbe fregarmi di meno.
A volte sento ragazzi e ragazze (ragazzi e ragazzi
di 50 o 60 anni) dire “quasi quasi mi faccio un altro tatuaggio”. Gira voce che
i tattoo si possono fare solo in numero dispari, 1 o 3 o 5 o… Io dovrei ancora
farmi il secondo. Ma non ci tengo proprio. Anni fa pensai per sbaglio di
tatuarmi sull’intera schiena i 5000 caratteri del daodejing. Tanto per fare il
sinologo pop. Ma per fortuna la malsana idea è morta sul nascere.
Oggi invece leggevo di un tale che si è
tatuato sul braccio il nome del padre a 40 anni. Quasi quasi. Ma me lo tatuerei
da solo. Con ago e inchiostro di penna, come ai tempi del liceo. Magari Freud
sarebbe contrario: i padri bisogna ucciderli e non scriverne il nome sulla
nostra pelle. Però mi piace l’idea. In biblioteca ho azzardato qualche schizzo.
Non viene male. È corto. Ha solo quattro lettere.
2 Comments:
Le piace qualche tatuaggio su una ragazza? ci sono ragazze che di tatuano dalla testa ai piedi. In mia opinione i tatuaggi su una ragazza piacciono se pochi (non più di 5) e piccoli.
Bella idea, nome di un genitore, magari usando la sua calligrafia come font, se me lo faccio devo assicurarmi che sia su una parte del corpo che fa un sacco male, glielo devo ;)
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