Tuesday, August 14, 2012

Di quel viaggio in America Centrale (VIII): di come andò poi a finire...



A dire la verità, motivo principale di questo breve viaggio in America Centrale non è stata tanto la voglia di zaino in spalla (ho una certa età), il bisogno di fuga dall'Italia (l'estate maceratese mi va a genio) o le bellezze che questa parte del mondo offre. No. E' stato soprattutto il desiderio di rivedere e passare del tempo con amici che non vedevo da anni a muovere i miei passi in questa direzione.

Da questo punto di vista, questo viaggio tra Nicaragua, Costa Rica e Panama è stato un piacere immenso. Di più: il più bel regalo che potessi regalarmi per i miei trent'anni.

A Panama City ho riabbracciato F., amico d'infanzia e d'adolescenza, che non vedevo da ben 12 anni. Ho condiviso con lui giornate intense, entrando nelle sua vita quotidiana e col pensiero costante "Cazzo hai fatto negli ultimi 12 anni? E io?". Sua madre mi ha trattato come un figlio. E così questa ultima settimana è corsa via troppo velocemente. Mangiando come un ippopotamo, bevendo come uno scrittore, girovagando il più possibile, lasciando cervello e cuore correre a più non posso.

Si sa, la vita è un po' così.

L'ultimo giorno anche V. ci ha raggiunti a Panama. Li ho salutati all'aeroporto (le cose belle iniziano e finiscono, devono avere una fine, altrimenti sono menzognere, come il Paradiso), ognuno a tornare alla sua vita. Due aerei, un pullman e una trentina di ore mi hanno riportato alla mia vita professionale e alla mia realtà più attuale: quella universitaria a Cork. Un oceano (quello Atlantico) mi divide dai ricordi e dagli affetti degli ultimi giorni. Ma altri affetti e nuovi ricordi ho trovato e mi aspettano qui in Irlanda.

Per il momento, "siamo messi talmente male che R. mi ha subaffittato anche le scarpe".

Ecco. Si sa, la vita è un po' così.

Buon ferragosto e buon fine estate a tutt* 

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