La cosa più orribile: il furto del presente nel nome del futuro.
Ho finito da leggere
“Il più grande crimine” di Paolo Barnard. Ottantasei pagine, a leggerlo c’ho
messo un mese e non c’ho capito niente. Se non quello che già sapevo. Le
banche, il sistema monetario, la moneta nazionale, le lobby, la democrazia, il consenso
popolare.
A me la cosa che
più disturba di questa precarizzazione della vita, di questa sensazione di
instabilità economica, sociale ed esistenziale che milioni di giovani vivono in
Europa, nel mondo occidentale e altrove, non è tanto la non certezza del posto
di lavoro, l’incapacità di “metter su famiglia”, di comprarsi casa, di crearsi
un futuro, di avere una dignità nel lavoro e nella vita. No. Il fatto che ci
hanno rubato il presente, questo non riesco a mandarlo giù.
La cosa più
orribile è che si hanno tolto il presente. Facendoci vivere nel futuro.
Facendoci immaginare nel futuro. Un futuro che non vedremo mai. Un futuro che
non vivremo mai. Se non diverso da come l’abbiamo pensato e visto ieri.
Studiare, ottenere un diploma, chiedere un mutuo per pagarsene un altro,
chiedere un altro mutuo per la casa, fare domanda per borse di studio e
tirocini non pagati, lavorare gratis, spendere mesi e anni di vita nell’attesa
di qualcosa che non ci sarà dato. Il furto del presente nel nome del futuro. A
volte non trattengo il vomito e sbotto.
Per questo, anche
per questo, ricordo con piacere e apprezzo quello slogan di alcuni manifestanti
in un corteo di Roma qualche mese fa:
TENETEVI IL FUTURO,
CI PRENDIAMO IL PRESENTE.
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