Della dignità. E l’incontro con madama Morte.
Successe così che Piera se la trovò di fronte, madama Morte. Era un giorno come tanti, non al fronte, non in guerra. Un giorno di lavoro come tanti, un giorno di ordinaria routine, da morire dalla noia. E lei, così giovane e bella.
Donna di poche parole, madama Morte:
“È ora, andiamo!”
Minchia! Pensò Piera. Proprio così, su due piedi?!. “Ma non ci sarebbe tempo per…” balbettò.
“No. è ora! Dobbiamo andare!”.
E che cazzo! Stronza e pure arrogante! Seduta, non mosse un passo Piera.
“Cosa aspetti? Non sapevi che prima o poi tocca a tutti?”
La domanda non la colse di sopresa: “Sì… ma… non sono tanto sicura di aver fatto tutto… ho fatto tutto?”
“Non che a me interessi. E ora e basta! Perché, così ti manca?”
“Una telefonata. Solo per chiedere conferma di una cosa, una piccola cosa”.
“Figuriamoci! Una telefonata adesso! La tua ora è già passata!”.
Irata scattò in piedi Piera. E, affrontando quel vecchio e ossuto volto non troppo materno, disse a madama Morte con atteggiamento di sfida: “E andiamo allora! Sei qui per prenderti la mia vita, mica la mia dignità!”.
Come a dire che ogni tanto farebbe bene ricordarsi che la vita ce la possono prendere in tanti. Ma la nostra dignità, quella non dovrebbe portarcela via neanche la Morte.
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