Thursday, January 19, 2012

La purezza della razza. E quella della lingua.

Quante lingue parli? Quante ne hai studiate? Dunque, ricordo di aver studiato... italiano, inglese, spagnolo, cinese, hindi, francese e giapponese. Un paio di settimane fa avevo preso a studiare anche il coreano, ma il corso è saltato perché gli iscritti sono troppo pochi. Allora mi sono rimesso a studiare il giapponese.

Ma quanto bene parlo, scrivo, uso la lingua che dovrei considerare mia, quella del posto, regione, nazione dove sono nato e cresciuto? La lingua dei miei genitori e dei miei nonni, la lingua che ci insegnavano alle scuole elementari e che sentivamo in televisione dai cartoni animati?

Male. E sempre peggio. Perché la uso poco, e la infango con altre lingue (che chiamiamo "straniere") che uso quotidianamente per lavoro, cinese ed inglese in primis.

Non è un fatto positivo, sapete! Mi scoccia perdere la "mia" lingua. Soprattutto non svilupparla. Ricordate nel film "Il nome della rosa" (1986) il giovane monaco chiedere "Ma quante lingue parla quello?" e il maestro rispondere "Tutte. E nessuna"? Ecco, il rischio è un po' quello. Siamo cresciuti con l'idea che sia utile ed importante (per la vita e la carriera, soprattutto per il conto in banca) conoscere le lingue. Ma ci siamo dimenticati di chiederci come salvaguardare la nostra, senza esporla al rischio di un irrimediabile inquinamento linguistico.

C'è un film spagnolo, del quale ovviamente non ricordo il nome, in cui un anziano poeta castigliano si rifiuta di parlare qualsiasi lingua al di fuori del suo dialetto, proprio per non rovinare la purezza della sua lingua.

Per fortuna Cecilia suggerisce un rimedio. Non molto, ma meglio di niente:

http://unaparolaalgiorno.it/

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