I miei studenti vanno in Cina. Ai miei studenti ci voglio bene.
Connubio di emozioni che quasi mi ha fatto dimenticare della “delusione busta paga”. Una riunione tra i pochi docenti cinesi, i due tre coordinatori del progetto di studio all’estero e loro, una trentina di giovanissimi studenti irlandesi che si preparano ad andare in Cina per studio. I miei studenti del secondo anno! Che belli! E io seduto tra i banchi con loro. C’erano anche i genitori. “Felice di conoscerla, questo è il mio studente!”, “Piacere mio, questo è mio figlio...”.
I miei studenti del secondo anno! Che orgoglio! Vengono una volta a lezione e due no, molti passano tutto il tempo a chiacchierare, un paio vengono in classe a dormire, una sbadiglia sempre e un altro mi sfotte di nascosto. Tutti ridono del mio accento italiano e del mio gesticolare abbondante. Ma sono i miei studenti ed io ci voglio bene. Giù le mani dai miei studenti!
“Come si comporta mia figlia a lezione?” chiede la mamma premurosa, avresti voglia di risponderle “Veramente non la vedo mai, e quelle poche volte che si presenta in classe, se non dorme allora è a scrivere messaggi al cellulare” ma ovviamente vai “Lei signora ha messo al mondo un prodigio della natura. Il futuro della sinologia irlandese è contenuto nel cervello di sua figlia. Un genio. Attenta, sveglia, attiva in classe. Prende sempre appunti, aiuta i compagni, modera gli interventi, legge tantissimo e lo dimostra. Ma senza arroganza. Sua figlia signora è l’orgoglio del nostro dipartimento”. La studentessa ti guarda incredula, sorride imbarazzata; gli occhi commossi della madre ti ripagano dell’enorme stronzata che hai appena finito di raccontare. Ma cosa non si fa per la gioia di un genitore?!
E poi io sono stato nei panni di questi miei studenti esattamente otto anni fa, novembre 2003. Studente di sinologia al mio terzo anno, a pochi mesi dalla mia prima visita in Cina. Un po’ li invidio, inutile nasconderlo. Ho passato i novanta minuti della riunione a creparmi dalla risate perché mi sembrava esattamente di rivivere la mia esperienza. Le domande dei genitori erano più ridicole di quelle dei figli, di gran lunga più svegli e aggiornati.
Qualche giorno fa ho parlato loro della Cina post Mao e del massacro a piazza Tian’anmen. Stranamente non dormivano, né chiacchieravano o mandavano messaggi al cellulare. Seguivano attentamente. Una grande soddisfazione per un insegnante. Le immagini degli studenti cinesi moribondi per le strade di Pechino nel giugno 1989, quel ragazzo di fronte alla fila dei carri armati, poi altre immagini a noi più vicine, la caduta del muro di Berlino. Avevo ancora i loro occhi e le loro orecchie. Una gioia immensa che tieni per te e non mostri di fronte ai tuoi studenti.
Solo più tardi ho realizzato che nel 1989 la maggior parte di loro neanche era nata.
Ci voglio bene, ai miei studenti.
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