A casa delle migranti di Pechino
Allora da qualche tempo mi frequento con questa ragazza cinese, tale Xiao Wang. Neo laureata, molto più giovane di me, abbastanza squattrinata, viene dalle campagne della Cina centrale, a Pechino in cerca di fortuna. Avida divoratrice di libri, viene spesso nel mio campus. Stasera invece le chiedo “Mi porti dove vivi tu?”. Una ragazza cinese standard avrebbe risposto “Non posso”, Xiao Wang invece è più pazza e disadattata di me e senza battere ciglio risponde “Andiamo”.
Xiao Wang non vive lontano dal mio campus universitario, ha preso in affitto un letto in una stanza in un palazzone decrepito anni settanta nella zona nord ovest della grande Pechino. Mi aveva detto che divideva la stanza con un'altra cinese di trent'anni , lavoratrice, e di avere delle vicine con le quali è diventata amica. Spende 500 yuan (55 euro circa) di affitto al mese. Che per un cinese non sono tantissimo. Ma un occidentale a Pechino non spende meno di 1500-2000 yuan. Già solo da questo sai cosa aspettarti.
Prima di entrare in casa mi fa “La stanza è piccola, sporca e disordinata”. Ovviamente lo dai per scontato e non sono certo un tipo che si formalizza: a me stanno simpatici i topi e la polvere non mi ha mai infastidito. Tuttavia lo spettacolo è peggio di come mi aspettassi. In un mini “appartamento” c'è un ingresso pieno di cianfrusaglie, uno stanzino per lavare e stirare i panni e due stanze. In una vivono Xiao Wang e la trentenne, nell'altra vivono otto (ripeto, otto) ragazze migranti. Le ragazze nella stanza da otto pagano 320 yuan di affitto al mese. Se la matematica non è culturalmente relativa allora il padrone di casa (o l'agenzia o l'intermediario o l'intermediario dell'intermediario) si porta via 3560 yuan (circa 400 euro) al mese. Per una porcilaia anni settanta la speculazione edilizia pechinese ruba a queste ragazze 400 euro al mese. Ricordo che lo stipendio medio di queste ragazze è di 1000-1500 yuan al mese. Nell'appartamento porcilaia dove dieci ragazze ventenni delle campagne cinesi vivono, non c'è neanche il bagno dove lavarsi, che è esterno (ma interno all'edificio). Questi stessi appartamenti porcilaie anni settanta vengono spesso rimessi a nuovo e affittati a cinesi benestanti ed occidentali per circa 500 euro al mese. Ma per viverci soli o in coppia. Non in dieci. Nella stanza di Wang Xiao (che è la stanza più borghese della porcilaia) c'è solo un armadio e un letto a castello. Se entri e svieni, inevitabilmente andrai a schiantarti contro l'armadio o contro il letto a castello. Non c'è posto neanche per stendersi a terra.
A Pechino ci sono dodici milioni di residenti più nove milioni di migranti. Molti di questi sono giovani e molte sono ragazze. Parliamo di centinaia di migliaia di ragazze che vivono in queste condizioni. E non sto parlando di rozze contadine analfabete che vengono da villaggi di paglia e terra: tutte le ragazze nell'appartamento porcilaia di Xiao Wang sono laureate e lavorano in ufficio. Una è sposata con figli, un'altra si sposerà a breve.
E questa è una realtà. E neanche la più misera che puoi trovare nella metropoli di Pechino. Per quelle più misere devi andare in periferia e trovare baracche di fango e lamiere senza acqua corrente dove i figli dei migranti giocano con le oche mentre i genitori sono a costruire le case dei ricchi durante tutto il giorno. Almeno Xiao Wang e coinquiline hanno riscaldamento ed elettricità, la possibilità di lavarsi gli indumenti e farsi una doccia. E poi ci sono i figli della classe medio alta pechinese che in un venerdì sera spendono quanto Xiao Wang guadagna in un mese. E poi ci sono gli inviati delle più importanti testate giornalistiche occidentali che per scrivere un articolo come questo dove raccontano la miseria dei migranti prendono quanto un mese di affitto all'appartamento porcilaia di Xiao Wang.
Non mi chiedo come possa esistere tutto questo. Mi chiedo come possa la gente fregarsene. Evidentemente abbiamo cose più importanti di cui occuparci. Corro anche io a cercarne una.
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