Saturday, June 26, 2010

Libertà sessuali: come fingere la propria verginità

In queste serate universitarie di fine semestre, quando gli studenti stranieri si ritrovano di fronte al dormitorio a scambiare quattro chiacchiere e venti birre prima di andare a letto per l’esame del giorno dopo, ci siamo spesso confrontati in tema di sessualità: sesso, identità sessuale, controllo sessuale, business del sesso, libertà sessuale, prostituzione.

Tutto estremamente interessante, specie considerando il fatto che siamo tutti ragazzi e ragazze da paesi diversi, con valori, culture, religioni e percorsi di educazione differenti. Poche sere fa abbiamo discusso per ore il tema della prostituzione, mentre un paio di sere fa uno studente indiano di scienze politiche e una dottoranda in sociologia dal Bangladesh hanno dato una vera e propria lezione sul sistema delle caste e la sessualità nei rispettivi paesi. Roba da leccarsi i baffi.

Centrale in tutti i discorsi è la posizione della donna nei vari paesi in rapporto alla sessualità. A sentirli viene solo da star tristi e delusi. Da una parte ascolti le grandi rivendicazioni delle femministe di scuola occidentale, ma dall’altra ti scontri con la dura realtà della condizione della donna in molti paesi asiatici ed africani.

Essendo la sessualità una cosa che riguarda tutti da molti vicino (anche gli studenti scopano, indipendentemente dal paese d’origine), il tema viene trattato non solo da punti di vista intellettuali, filosofici, sociali, giuridici o economici, ma anche e soprattutto empirici, ovvero basati sulle nostre dirette esperienze e su come ci rapportiamo ad esse.

Generalmente ai maschietti viene un po’ più facile tirare fuori le loro storie. Molti non si vergognano affatto di ammettere che a volte pagano per avere prestazioni sessuali. E alcune ragazze restano per questo scandalizzate, ma altre no: “Non c’è niente di male ad andare a puttane. Sappiamo tutti che siete dei perversi voi maschi” ha commentato una ragazza di un paese africano. Io sono rimasto invece scandalizzato a sentire come il sesso per le donne non sposate sia tabù (se non in pratica vietato) in alcuni paesi del Caucaso. E non per ragioni di religione, ma per l’alto valore che si attribuisce (dove più, dove meno) alla verginità. Al punto che le prostitute le importano dai paesi limitrofi. Del tipo:

“Che mestiere fa lei?”
“Business”
“Ah, interessante. E di cosa si occupa?”
“Vagine. Importo vagine dall’estero per la domanda interna di sesso frugale”

E qui si passa allora a come fingere la verginità o nascondere la non verginità. Dal sesso orale a quello anale, dalla ricostruzione chirurgica dell’imene al fegato di gallina.

Avete capito bene. Fegato di gallina. Consiste nel comprare una gallina dal macellaio il primo giorno dopo le nozze e la sera infilarsi furtivamente il fegato nella vagina. Il fegato è pieno di sangue e sotto gli urti del pene durante l’amplesso sessuale rilascia sangue a volontà. Il neo marito sarà così sicuro della verginità della propria donna.

Pare sia una di quelle cose che solo le donne sanno e si tramandano di madre in figlia o di sorella maggiore in sorella minore. Ma questa tipa dell’est Europa ha voluto condividere il segreto anche con noi della popolazione maschile. Decisamente interessante. E non sapevo se ridere o piangere.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home