Nelle casa non c’è niente di buono
Ho ascoltato per caso una vecchia canzone di Giorgio Gaber. Parla di strada, di ampi spazi, di socialità, di libertà.
E di quattro mura al cui interno si ammuffisce. E che siamo soliti chiamare "casa". La casa nascondiglio di vigliacchi, cinici, alienati. Ho immaginato la strada, le piazze piene di gente. Gli ospedali con i letti in strada. E le carceri vuote, come le case.
Delirio pascoliano, nostalgia, immagino (mitizzo?) la mia infanzia, i tempi andati. Eppure ricordo che da bambino io giocavo in strada. In cortile. Sotto casa. Non in casa. E non ero l’unico, erano in tanti con me. Erano le mamme a chiamarci a casa per il pranzo, poi di nuovo in strada. Perché ora in strada ci sono solo senzatetto e sbandati? Riprendiamoci le strade, gli spazi di socialità! Si fottano le televisioni e le play station!
Poi ho pensato a noi dietro un computer, dietro un portatile. Dietro Facebook, Messenger, Skype, i social network, i blog, questo blog, l’informazione on-line, la malainformazione, la controinformazione, l’altra informazione. Scrivere una tesi di dottorato non è un buon motivo per chiudersi in casa. Non è neanche un motivo. Ho pensato ed ho avuto paura. Noi, alienati. La società dei consumi è storia, ora siamo la società dei consumati. Consumati, alienati, ammuffiti dentro quattro mura di cemento.
No dottor cemento, non mi avrai cazzo. Né vivo né morto. E quando il mio corpo sarà cenere chissà che anch’io avrò la mia bianca lapide. Mi immagino una mia foto, sorridente. Non voglio fiori, ma una scritta scolpita: "Torno subito". Le mie ceneri là dentro non ce le voglio, voglio libere anche quelle, al mare, al vento. Mai dentro quattro mura, ma liberi al vento. Non avrai niente di me dottor cemento. Neanche le mie spoglia.
Gli altri non si preoccupino: torno subito.
"C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza
c'è solo la voglia, il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza"
Giorgio Gaber - C'è solo la strada
3 Comments:
belle parole..
"prese a parlare di case che erano come galere, di vite vissute da prigionieri e della necessita´, prima o poi, di buttarsi alla macchia o di prendere una strada qualsiasi che portasse lontano dalla citta´dopo aver bruciato tutto quello che li costringeva a rimanere stanziali, appartamenti, letti, cucine"
stefano malatesta, parlando di giuseppe tucci
daniele
piu´che "torno subito" scriverei "torno fra tre giorni", ma poi suona blasfemo e io non vorrei offendere i fratelli cristiani :)
daniele
Post a Comment
<< Home