Friday, February 19, 2010

Decadenza dei costumi occidentali e la propaganda cinese

Era il febbraio 2004 e io mettevo per la prima volta piede in Cina. Una studentessa cinese in confidenza mi disse che molti cinesi pensano degli occidentali che siamo bestie malate di sesso e portatori di HIV. "Stronzate", risposi. Offesa, chiamò una sua amica per avvalorare la sua tesi.

Non credo nessuna delle due abbia mai analizzato il sangue delle migliaia di stranieri residenti a Pechino. Oltretutto, appena arrivi in Cina con un visto superiore ai tre mesi, ti chiamano all'ufficio igiene per una visita medica. E guardano in primis se sei malato di HIV.

Ma le due tipe avevano ragione: molti cinesi lo pensano. Nell'ottimo e recente lavoro etnografico della studiosa Zheng Tiantian "Ethnographies of prostitution in contemporary China" si possono leggere molti articoli che provano come da decenni le autorità ritraggono gli occidentali come decadenti nei costumi, specie in quelli sessuali. Fino a poco tempo fa si pensava che non vi fossero gay o virus HIV in Cina. E che siano entrambi entrati per colpa degli occidentali. Ho avuto modo di notare come la tanto decantata "rivoluzione sessuale" occidentale degli anni sessanta non sia ben vista neanche dalle femministe cinesi di oggi. C'è ancora il falso mito dell'uomo occidentale predatore, puttaniere, col pisello grosso e il sangue malato.

Io amo i falsi miti, le leggende da bar, le favole che si raccontano ai bambini, Babbo Natale, i draghi che sputano fuoco dagli occhi, la verginità della madonna. Cosa faremmo nel mondo senza la fantasia!

Eppure a volte ci rimango male. Ad essere inquadrato come un uomo bianco ricco e il chiodo fisso della fica in testa. Non fa piacere. Anche questo è un tipico luogo comune che puzza di razzismo: sei bianco? Allora sei pieno di soldi e pensi solo a scopare!

Molti di voi avranno sentito parlare del film "建国大业" ("L'impresa di fondare una nazione"), terminato in occasione del sessantesimo anniversario dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese (1 ottobre 2009). Narra le gesta dell'Armata Popolare di Liberazione durante la guerra civile cinese (1946-1949) e dei suoi leader, Mao Zedong e Zhou Enlai in primis. Un film non troppo lungo ma assai denso. Un film tutto cinese. Dove "l'occidentale" compare solo una volta, per pochi minuti. E' l'immagine di una avvenente signora cinese che entra in un ufficio americano a Washington a colloquio con un alto funzionario. Quando la donna fa il suo ingresso, i due soldati di guardia (un giovane bianco e uno di colore) si scambiano un'occhiata e uno dei due esclama: "Che gnocca!".

Ecco. Grazie.

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