Tucci e lo studio dell'Oriente
"Il caso volle che io cominciassi poco più che dodicenne ad accasarmi nel sanscrito e nell’ebraico; più tardi passai anche all’iranico. Così mi addentrai nel labirinto dell’orientalogia, fascinoso e per me luminosissimo, perché, via via che prendevo maggior dimestichezza con i libri e le veggenze dell’Asia, cominciavo a scorgere nuove soluzioni ai dubbi che mi tormentavano. E poi le sottigliezze filosofiche dell’India e della Cina, le strutture logiche di certi sistemi, quelle mitologie frammiste di bagliori e di terrori, corpose e metafisiche insieme mi attraevano, come apparizioni di un mondo che sembrava a prima vista molto distante dal nostro, ma che, leggendo bene i simboli in cui si esprimeva, si rivelava vicinissimo, di una prossimità spirituale ed umana.
E poi, vi ritrovavo più vita che in quell’arido e stuccoso filologismo nel quale l’archeologia, quando frequentavo l’università, mi sembrava prigioniera, così perduta nei particolari, che qualche volta erano addirittura quisquilie, mentre m’ero immaginato che essa dovesse fornire i mezzi alla fantasia per risuscitare, sia pure per barlumi, la vita delle cose e degli uomini dei tempi passati.
E perciò abbandonai l’archeologia e passai, colmo di speranze che non sono tornate vane, all’Oriente"
Giuseppe Tucci, "La via dello Swat"
dalla tesi di laurea "IL CONCETTO DI EURASIA NELL’OPERA DI GIUSEPPE TUCCI", di Chiara Gabrielli
3 Comments:
I miei più sentiti complimenti a chi, per la sua tesi, ha scelto il grande Tucci.
grazie dei complimenti all'anonimo...e grazie al grandissimo Professor Daniè peravermi fatto l'onore di citarmi nel suo blog ;)
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