Tuesday, October 20, 2009

E dilla una cosa di sinologico cazzo…














Leggendo questo blog qualcuno potrebbe pensare che qua a Pechino è tutta una festa continua, concerti e sagre a rotta di collo. Non è così. O meglio, non sempre. Qua si fa ricerca sulla Cina. O almeno, ci si prova.

Il turista italiano (o occidentale o straniero che sia) che è venuto in visita a Pechino o Shanghai sarà portato a pensare “Cazzo, pensavo di andare in un paese di comunisti bassi e tutti uguali, morti di fame e mangiatori di bambini, invece tra grattacieli e tecnologie, tra ipermegacentricommerciali e puttane a due lire qua sono messi meglio che in Europa… hai capito i cinesi!?”. In realtà non è proprio così. Pechino e Shanghai non sono esattamente rappresentanti della Cina. Rappresentano UNA Cina, ma in Cina di Cina ce ne sono molte.

Come allora osservarle un po’ tutte? Dall’alto diciamo. Ovvero, dove andare per vedere la Cina?

Rifiuto categoricamente la dicotomia manichea “Vera Cina – Falsa Cina”. Non esiste una Cina più “vera” di un'altra, perché non esiste una Cina falsa o più falsa di un’altra. Ma resta la domanda: dove andare per vedere la Cina?

La mia umilissima risposta da mancato sinologo squattrinato amante di grappa cinese e musica punk pechinese è la seguente: non DOVE ma COME. Non bisogna andare IN un posto in particolare (troppa vasta e diversa la Cina), ma CON un mezzo in particolare: il treno.

Ma non un treno a caso. Non il super veloce Pechino-Tianjin per fare un esempio. No. Se vuoi “vedere la Cina” prenditi un bel Chengdu-Pechino o che ne so, un bel Hankou-Baotou. Ultima classe (ovvero “sedile duro”), “man che” (treno lento). Il treno del proletariato cinese. Trenta ore seduto mentre fuori dal finestrino passa la Cina di campagne e fabbriche che fumano nero, mentre dentro impazza la tempesta di contadini, lavoratori stagionali, giovani migranti. Provenienti da ogni parte della Cina, gente semplicissima che non è neanche in grado di parlare tra di loro tanto diversi sono i loro dialetti da una zona all’altra. Prenditi un bel Changsha-Haerbin. Tagliati la Cina da sud a nord, da ovest a est. Siediti ed osserva per decine di ore uomini e donne segnati da anni di fatica nelle campagne portare in spalla sacchi di farina e pesanti indumenti. Osservali montarsi l’uno sull’altro, giocare a carte, sgranocchiare mais e semi di girasole, osservali fumare ininterrottamente per ore e riempire il pavimento di ogni porcheria, mozziconi di sigarette, bucce di mandarino, bottiglie di grappa, sputo, confezioni di noccioline. Ascoltali rumoreggiare in dialetti incomprensibili non solo agli stranieri. Osservali e avrai osservato la Cina. Non una Cina, ma la Cina nel suo insieme: tra di loro si nascondono anche studenti, giovani impiegati, imprenditori abituati a viaggiare a bassa velocità. Fuori, nel lento scorrere di grigi paesaggi, brulle campagne e stazioni corea del nord, sfrecciano i nuovissimi treni “hexie” (letteralmente “armonia”), l’alta velocità firmata Cina. Il “man che” della gente semplice invece va ancora a carbone, o forse è trainato da asini, stento ancora a capirlo.

La Cina valla a vedere in treno, nel treno. E’ tutta lì. Ed è bella da morire. Intossicati.

3 Comments:

At 5:54 AM, Anonymous Anonymous said...

imparato molto

 
At 6:17 AM, Anonymous Anonymous said...

La ringrazio per Blog intiresny

 
At 6:06 AM, Anonymous Anonymous said...

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