Piccola (e proficua) odissea
Non mi era mai successo. Ho preso l'aereo per la prima volta a 14 anni, Roma-Londra-Glasgow. Negli ultimi dieci anni avro' fatto una trentina di voli, ne' tanti ne' pochi. Aeroporto di Colombo, due di notte, check-in, in attesa dell'aereo per Pechino. Si presenta una amabile e sorridente signorina della Sri Lanka Airlines. "C'e' un piccolo problema, il volo e' sovraffollato, non c'e' posto per voi, non potete partire". Forse scherza. Non scherza. Sorride. Boh. Magari puoi anche dirmi che non c'e' posto per me e che devo restare nell'aeroporto di Colombo almeno due giorni e senza una lira, ma ti devi presentare in minigonna e senza reggiseno, con venti ventenni nude vestite di fiori, frutta, due vassoi in oro laccato, su uno salmone e caviale, sull'altro due sigari e 5 grammi di eroina non tagliata, un rotolo di dollari da cento, due bottiglie di whisky, una borsa di studio per un dottorato in sociologia a Parigi. In questo caso potrei anche digerire la notizia e non incazzarmi. Sfortunatamente non vedo niente di tutto questo. Forse scherza. Faccio finta di non capire e mi rispiega la situazione. Parto calmo "Signorina, abbiamo comprato il volo tre mesi fa, fissato la data per questo giorno. Voglio partire e voglio farlo adesso, cosi' come scritto nel biglietto". "Non e' possibile. Ma vi forniamo alloggio e pasti e per scusarci vi regaliamo un biglietto della nostra compagnia, aperto ad un anno per qualsiasi destinazione". Sorride. Sbrocco pesantemente. Mi fingo lavoratore a Pechino che deve assolutamente tornare adesso, invento che Yu ha la coincidenza per Tokyo, minaccio cause legali e boicottaggi vari. Non funziona. "Allora rivoglio indietro i miei soldi, del vostro biglietto omaggio non ci faccio niente e posso dormire tranquillamente in aeroporto". "Non credo sia possibile". "Ma siete pazzi? Voglio parlare con polizia, manager, avvocati! Rivoglio i miei soldi, ladri!!". "Si calmi. Sono cose che accadono spesso, ogni giorno. Ma se vuole le chiamo la manager". "Chiami la manager. Scusi se mi arrabbio con lei, in realta' so che non e' colpa sua e che lei qui non decide niente". La manager non arriva, la tipa prova a cercarci altri voli con destinazione Pechino. Si tratta di partire dopo due giorni con volo diretto per Pechino oppure domani con scalo di dieci ore in Malesia. Avrei potuto uccidere e mangiare un bambino, ma la tipa e' scomparsa e Yu e' felicissima all'idea di un biglietto omaggio per ovunque. Io no, voglio solo tornare in Cina. La tipa torna, ci propone di andare in hotel di lusso a spese loro e di partire con un aereo la mattina dopo per Singapore con coincidenza immediata per Pechino. Io voglio i soldi indietro, ma sono le tre di notte, sono sfinito da trenta giorni di strade indiane e Yu rompe i coglioni. Accettiamo. Siedo aspettando il loro taxi, improvvisamente sento fracasso e una donna urlare alle mie spalle. "Ci siamo" penso "sono le tigri del Tamil, bomba all'aeroporto, un classico... volevo fare il dottorato all'estero e invece mi tocca saltare in aria a Colombo... speriamo sia almeno per una buona causa". Ma non e' un attentato terroristico. E' un padre che si contende il figlio con la madre che urla, lui la picchia e le strappa il biglietto dell'aereo a morsi, la polizia interviene, manganellate, folla di gente, gli sbirri controllano i documenti, alla fine ridanno il figlio al padre (pestato a sangue) e la madre viene accompagnata via mentre urla e piange. Niente tigri del Tamil. Arriva il taxi e l'hotel di lusso, che e' un residence 5 stelle in piena natura non lontano dall'aeroporto. Yu crolla nel letto, io non ho sonno, sono incazzato per il fatto del volo e infastidito dal lusso circostante. Accendo la tv, Rai International, ultima puntata di "Anno Zero". Mattina. Colazione di classe, in sala ci siamo solo noi e un cinese, piu' la servitu' che ci fissa, forse perche' incuriosita da due strani ceffi come noi, o forse perche' non si gira lo zucchero nel te' con le dita dopo essersele messe nel naso. Non imparero' mai le buone maniere, specie in hotel di lusso. Taxi per l'aeroporto, si ripresenta la tipa della sera prima. Sorride. "C'e' un piccolo problema". Ancora una volta non vedo le tette al vento e tutto il resto, sto per darle direttamente una testata, ma lei fa prima e ci dice che non c'era posto per il volo Singapore-Pechino, cosi' ci da' due biglietti di una signora compagnia (Emirates Airlines), direzione Singapore, sette ore di scalo e poi (dire "forse" fa ridere) Pechino. Non ho la forza per mettermi a piangere. Ci da' anche i biglietti omaggio che ci aveva promesso, Sri Lanka Airlines, andata e ritorno per ovunque in Asia. Forse finalmente andro' in Giappone. O forse Indonesia. Venite?
Ottimo servizio nell'aereo degli Emirates, atterriamo a Singapore dopo quattro ore di volo. Hanno degli ottimi giornali in inglese questi petrolieri arabi. Uno in particolare mi ha colpito, si chiama Gulf Times. La pagina di politica internazionale e' da far invidia ai giornali italiani. Vero che non ci vuole poi molto, per come e' messa l'informazione in Italia...
L'aeroporto di Singapore non e' un aeroporto, e' una citta', lo scalo piu' grande e sciccoso che abbia mi visto. Il capitalismo fatto aeroporto. Piu' grande di Fiumicino e Pechino, infinito susseguirsi di luci, insegne, negozi, bar, ristoranti, servitu', banchi informazioni, poltrone ultracomode, televisori giganti che trasmettono BBC, CNN, National Geography, MTV, sport, film. E poi internet-point gratuiti ogni trenta metri, infinita' di promozioni e pubblicita', gente da ogni parte del mondo e di ogni colore ed etnia, burqa e minigonne, palestre, ovunque tappetto arlecchino, spazio giochi per i bambini, macchine che massaggiano i piedi, sala fumatori con statuette che sputano acqua e terrazzo con vista sull'aeroporto. Impressionante. Se lo vede Ianna si porta la tenda e viene a vivere qui. Se ci portate Castro gli parte l'aorta femorale e ci resta secco. Singapore ha quattro milioni di abitanti, i 3/4 cinesi, per il resto malesiani ed indiani. Capitalismo esponenziale, grattacieli e finanza. Non la voglio vedere Singapore, mi e' bastato vedere l'aeroporto. Tra CNN, rugby in televisione e internet le sette ore ci passano, vado al check-in, il tizio mi fa "Abbiamo un problema". "Ci avrei scommesso", resto al bancone pensando a come passare le prossime 30 ore in questo aeroporto futurista senza prendere a capocciate il distributore della Coca Cola, ma dopo venti minuti il tizio ci informa che il problema e' risolto e possiamo partire per Pechino. Non ci credo piu'. Afferro indifferente il biglietto e mi trascino nella sala attesa, noto qualcosa di strano: maleodoranti uomini e donne bassi, capelli neri corti e occhi a mandorla, fumare e mangiare senza sosta... sono cinesi!! Evvai!! Mi siete mancati popolo della Repubblica Popolare, vi voglio bene, non vi lascero' piu'. Yu e' subito infastidita dalla loro presenza e classica "maleducazione", io invece ne godo troppo, la lingua che parlano non mi e' mai sembrata tanto familiare, riesco a capire anche i dialetti piu' estremi, fanculo l'inglese, evviva il mandarino! Muoio per sei ore in aereo, non dormivo non so da quante ore e mi risveglio all'alba: Pechino! Calma piatta, quattro gradi sotto zero (35 gradi di differenza con lo Sri Lanka), dopo 40 minuti di bus sono alla mia universita', milioni di giovani cinesi che vanno e vengono, gli studenti di arte hanno gli esami, parlano una lingua che conosco, non sento piu' neanche il freddo nonostante sia privo di giubbetto. Finalmente Pechino! Mi butto sul letto nel mio dormitorio (con Yu... non la sopporto piu' ma al momento non ha casa e non la posso buttare per strada), mi informano che stasera c'e' una festa dai russi e lunedi gli esami di ammissione al secondo semestre, ma intanto ho gia' il pensiero fisso al biglietto omaggio che ho in tasca e... al prossimo viaggio!
L'Asia? A colazione, inzuppata nel caffe' latte...
2 Comments:
il tuo proficuo culo è incommentabile.
Irene
C'hai più culo che anima
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