Diario indiano (XIV): dove eravamo rimasti?
Lasciate Auroville e Pondicherry, nove ore di pullman seconda guerra punica destinazione Madurai, antichissima citta' del Tamil Nadu, un milione e trecento mila capocce. Metropoli anche qui viva e colorata, strade di fango, mucche e rikscio'. Madurai e' famosa per il grande tempio Meenakshi (di cui avete le foto in qualche post sotto). Atmosfera a dir poco stupefacente per un europeo come me. Il tempio e' sito nel cuore della citta', ha pianta quadrangolare e quattro ingressi principali, sovrastati da questi alti muri trapezioidali riempiti di coloratissime statuite di uomini, divinita' e animali. Si entra scalzi e al suo interno trovi diverse stanze piu' o meno grandi, l'ingresso ad alcune delle quali e' permesso solo agli indu'. Qui i fedeli si ritrovano per le visite al numeroso pantheon di divinita' della tradizione indiana, preghiere ed offerte. I riti non sono particolarmente "assurdi" se paragonati a quelli gia' visti in altre zone del sud-est asiatico, Tibet, Cina. Colpisce senz'altro l'atmosfera di religiosita', la "fede" delle persone raccolte a sfilare, pregare, cantare, versare acqua, mangiare, fare elemosine, tingersi la fronte con strane tempere e polveri, adorare statue di capre, elefanti, antropomorfe. Molto scuro, molto fumo, troppi odori, elefanti che gironzolano per raccogliere offerte, mercatini dentro e fuori il luogo sacro. Yu che scuote la testa e mi fa notare come in Asia tutte le religioni hanno (secondo lei) il solo scopo di lucro, come le funzioni buddhiste che le hai visto (e in cui ha dovuto partecipare) nel suo lontano Giappone. Io la rassicuro "Tranquilla Yu... un giorno ti portero' in piazza San Pietro". Per il resto il tempio e' una meraviglia di architetture, sculture, pitture e colori. Ingresso gratuito.
Seconda tappa di Madurai e' un ospedale e la scuola fondate da una suora italiana, Noemi, una di quelle persone che ha speso quasi tutta la vita al servizio del prossimo tuo, quello debole, povero, brutto, emarginato. Su indicazione di persone che a Macerata la conoscono ho raggiunto il posto, estrema periferia, fango e polvere. Le strutture sono notevoli, regna pace e serenita', vasto numero di suore indiane che han studiato in Italia, infermieri e insegnanti. Migliaia di bambini in uniforme per gli esami scolastici. Noemi mi ha offerto un caffe' e parlato di quando, trent'anni fa, qui c'era solo gente che moriva ai bordi della strada. In effetti ora la situazione e' sicuramente buona, imparagonabile al caos e alla miseria che ho visto (e vissuto, ma solo per trenta giorni) in un villaggio del Kenya presso un'altra missione salesiana. Proprio del Kenya ho parlato con Noemi, e poi della Cina, di cinesi, di internet e dei miei viaggi. Curiosa Noemi. Persona con i cosiddetti.
La sera niente ostello, ma altre nove ore di pullman seconda guerra punica per Trivandrum, capitale dello stato del Kerala, meravigliosa oasi di spiagge, fiumi e foreste di palme; uno dei siti piu' belli al mondo (provate ad andare su google e scrivere "kerala backwaters" dal menu' Immagini).
Ore cinque di mattina, neanche albeggia, distrutti io e Yu ci ritroviamo scaricati (ancora con gli occhi chiusi) di fronte alla stazione di Trivandrum (estrema punta sud-ovest dell'India), posiamo gli zaini tra un mucca e un mendicante e dico a Yu "scegli il nome di una spiaggia", lei apre la sua guida in giapponese e fa "Varkala". Compro due biglietti del treno (terza classe, cioe' seconda senza prenotazione... fedelissimo!) e mezz'ora dopo partiamo per questo piccolo villaggio (ricco, straricco per i fedeli in visita ad un tempietto e le migliaia di turisti occidentali che vengono per le vacanze) con delle spiagge bellissime e foreste di palme e banani che ricoprono colline rocciose di terra rossa a picco sull'oceano. Finalmente (di nuovo) l'oceano. E poi tre giorni di relax in spiaggia, bagni contro le onde (e contusioni varie), passeggiate e letture in questa atmosfera forse troppo pesante di "post-freakketonismo", turisti italiani, spagnoli, francesi, tedeschi, canadesi, australiani di tutte le eta', abbigliamento come quello dei giovani italiani alle manifestazioni di sinistra, spinello libero, tatuaggi e yoga al tramonto. Non capisco molto, non mi ci ritrovo, passeggio perplesso massaggiandomi la barba tra vegetariani che mangiano fette di pesce spada e negozietti di oggettistica tibetana. La maggior parte dei ristoranti, hotel e negozi tengono aperto da dicembre a febbraio, quasi solo per l'uomo bianco. Poi chiudono la stagione e si godono i soldi, molti fanno affari (e viaggi) anche in Europa e America. Lo Tsunami? Mai visto da queste parti. La spiaggia e' vigilata da guardie munite di bandierine rosse e fischietto per impedire agli occidentali di nuotare troppo a largo col rischio (leggi "certezza") di venire risucchiati dall'oceano e scomparire in acqua. Vietata la balneazione in alcune zone e di notte. Impressionante la furia del mare, fantastico venire scaraventati a terra dalle onde e poi in alto e a terra di nuovo come sorretti da decine di braccia diverse...
Salutata Varkala, treno delle dieci di mattina (terza classe, nb) per Kollam. Siamo arrivati poche ore fa, trovata una bettolina con bagno e topi e camera, domani partiamo per un tour di otto ore in barca tra questi meravigliosi paesaggi di fiumi, palme e pescatori fino al tramonto e alla citta' di Alappuzha. O qualcosa del genere...
4 Comments:
Se mai ti capitasse di passare da Cochin, fammi un favore - trova un guidatore di risciò tappo e con gli occhiali, chiamato Jitendra (Jitu per gli amici, di solito staziona vicino a Lily Street), salutamelo, e chiedigli se ha ricevuto la lettera mia e di Vicky. Se poi gli dici che sei mio amico ti porta a fare un giretto della città che vale veramente la pena, e soprattutto nel "bar sport" indiano con il miglior té masala del Kerala, o giù d lì... goditi l'India bene che qua c'è chi ti invidia!
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
good start
quello che stavo cercando, grazie
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