Non è un ostacolo, è un invito a salire.
"Nelle Marche, la poesia è nata coi martiri e con i santi, come la fede. Esse erano state spettatrici della storia no allora; Roma, travolta nel suo sbocciare l’arte picena, dopo avervi combattuto due battaglie: quella del Sentino e quella del Metauro, ove morì il fratello di Annibale - tutte e due decisive per le sorti del mondo - aveva lasciato in Ancona l’Arco di Traiano, che guarda ancora, con la pupilla intatta, le vicende dell’Adriatico, ma non vi aveva lasciato un brivido di poesia. Perché le Marche siano rimaste così mute ed estranee al mondo, che pur premeva intorno, ce lo dice la sua terra: essa non ha addentellati: appoggiata allo schienale degli Appennini, stende al sole i suoi colli e si accosta dolcemente al mare per ricevere la carezza delle onde; là, si alza il monte Conero come un indice, per dire che le Marche sono al centro d’Italia. C’è l’Appennino perché a Roma non si vada inutilmente; ma non è un ostacolo, è un invito a salire."
Tratto da "Lo spirito della terra marchigiana" di Tullio Colsalvatico
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