Sunday, July 21, 2019

Viaggio in Colombia (II): ... ed è subito avventura.


Atterro finalmente a Bogotà, capitale della Colombia, alle nove di sera. La stanchezza del viaggiatore. Aeroporto moderno, via vai di persone, tutti i servizi in servizio. Freddino ma non troppo, d'altronde siamo a 2.600 metri sul livello del mare. Come precedentemente pensato, esco per cercare un taxi che mi porti alla stazione dei pullman, e da lì cercare il primo bus per Barranquilla, dove vive C., la mia amica maceratese. La Colombia è grande tre volte e mezzo l'Italia e le distanze sono enormi. Da Bogotà a Barranquilla sono più di mille chilometri e diciassette ore di macchina. Diciannove, secondo il tassista. Un tipo simpatico, che mi chiede subito di dove sono e cosa faccia in Colombia. "L'unico rischio che corri qui - mi dice - è che ti innamori di una colombiana e che non torni più in Italia". Impossibile, penso. Io amo solo la Maceratese calcio.
Dieci minuti dopo sono alla stazione dei pullman. 7 euro la corsa. Un euro equivale a 3.500 pesos colombiani circa. Mi chiedono le impronte digitali, oltre al passaporto, per poter cambiare 100 euro. Mai successo prima.
Stazione semi vuota ma aperta, poca gente in giro, qualche uomo in divisa, donne intente a fare le pulizie. La fortuna mi sorride e trovo subito un pullman per Barranquilla, che parte due ore più tardi. Prezzo trenta euro. Non ho il coraggio di chiedere a che ora arrivi. 

Il bus è comodo e spazioso, quasi vuoto. Musica e aria condizionata a tutto. Cado in un sonno profondo e mi sveglio all'alba. La strada non è esattamente un'autostrada, ma neanche una superstrada o una Statale come siamo abituati a vedere in Italia. Direi piuttosto una provinciale, senza protezione ai lati e anzi presenza di cani, capre, bambini e adulti lungo la strada. Tante le buche, cosa che costringe i mezzi ad un'andatura massima di 70-80 chilometri orari. Fare 1000 chilometri in queste condizioni non è solo masochismo ma delinea piuttosto la differenza tra viaggio e turismo.

Fuori dal finestrino montagne di vegetazione in stile equatoriale, qualche villaggio qua e là, la memoria a richiamare parti del mondo visitate negli anni scorsi tra Nicaragua e Etiopia, tra Argentina e Filippine. Ascolto musica e leggo, non fosse altro per sottrarmi alla dittatura di pessimi film polizieschi americani e giapponesi in stile hollywoodiano, doppiati in spagnolo, che passano nel bus. A tutto volume, si intende. Nel primo pomeriggio il pullman si ferma a causa di un incidente tra auto poco più avanti. Scendiamo tutti a vedere e resteremo sotto il sole cocente per un'ora e mezza circa. I venditori ambulanti ne approfittano per vendere bibite e dolci, qualcuno si arrampica sugli alberi per rubare qualche frutto non meglio identificato. Più tardi ancora attraversiamo una zona paludosa e un ponte. Giurerei di aver visto un soldato con una lunga canna da pesca. Alle otto di sera ci fermiamo di nuovo per la cena in un ristorante - supermercato lungo la strada. E' notte ma fa ancora caldo, saranno una quindicina i gradi di differenza con l'aria condizionata del bus. Ne approfitto per divorare un paio di empanadas (panini fritti ripieni di carne e verdure) e bere qualcosa. Qui l'acqua in bottiglietta costa come le altre bevande e sa di fogna in plastica. Va da se che tutti consumino bevande fredde, zuccherate e gasate. Sono molte le persone in sovrappeso e credo dipenda anche da questo. Ma il capitalismo americano non mi avrà mai: l'unica bevanda fredda e gasata che berrò nel prossimo mese sarà solo la birra colombiana. Coca Cola vaffanculo.

Salito nel bus cado in un sonno profondo e mi sveglio molte ore più tardi, in una stazione non identificata. "Scusi, dove siamo?" chiedo ad una signora. Lei, sorridendo di gioia, mi fa: "Siamo arrivati, siamo a Cartagena!". Scopro, mio malgrado, che siamo già passati a Barranquilla, due ore e mezzo prima. Io credevo che Barranquilla fosse il capolinea, ma ahimè non è così. Manca poco alle quattro di mattina, sono in pullman da 27 ore e ho anche mancato la mia fermata. Volevi l'avventura?! Eccotela, l'avventura!

Recupero il bagaglio e chiedo per un bus destinazione Barranquilla. Per fortuna a minuti ne parte uno per 4 euro. Compro il biglietto e mi guardo intorno: negozi aperti, poca gente in giro, cani e gatti per la stazione, statue della madonna con bambinello. In pullman guardo un film della Pixar finché non vedo albeggiare. Alle 6.45 arrivo finalmente a Barranquilla. Sono partito da Macerata il lunedì in tarda serata, sono arrivato a destinazione venerdì mattina all'alba. Odisseo, scansate proprio! 

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