Saturday, April 06, 2019

Periferie e terremotati: la narrazione degli ultimi.


"I ragazzi del presidio sono tutti vestiti allo stesso modo. La divisa collettiva è la tuta – stile finto povero o molto fashion. Le ragazze hanno le sopracciglia spinzettate, indossano magliette girocollo e bomber. Sneaker per tutti. Ci sono anche mamme col passeggino, nonne e nonni. Pasqualino è un pensionato: con una mano solleva la stampella, con l’altra agita un sacchetto. "È caffè: un regalo per i ragazzi di Forza Nuova e Casa Pound che sono venuti a sostenerci in questa battaglia giusta". Monica dà voce ai proprietari delle case popolari: "A noi chi ci tutela? Le nostre abitazioni hanno tanti problemi. Non possiamo finire sempre in coda". Calpestare i panini dei rom – la scena simbolo del primo giorno di proteste – cosa c’entra con la sicurezza? " 

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"con questi container si è cercato di risolvere anche il problema abitativo di Tolentino». Non solo terremotati, dunque, ma anche persone che avrebbero diritto a una casa popolare e non l’hanno mai avuta perché le liste d’attesa sono lunghe e scorrono troppo lentamente.  
GLI ABITANTI DEI CONTAINER sono per lo più stranieri, ma ci sono anche italiani, per lo più anziani e famiglie numerose, ma si trovano anche professionisti e lavoratori che ogni mattina prendono la macchina e vanno in ufficio o in fabbrica. La situazione è complessa, l’unica cosa chiara è che qui ci sono finiti per lo più gli ultimi degli ultimi, quelli che nemmeno con il contributo per l’autonoma sistemazione (a Tolentino in 3.400 la percepiscono) riescono a trovare qualcuno che affitti loro una casa." 

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