Dalle quattro alle quattro
Avevo letto da qualche parte della bellezza e della grandezza delle prime ore del pomeriggio. Quelle forse alle quali diamo meno importanza. L’autore sosteneva che le quattro sono già un’ora troppo tarda per poter salvare il pomeriggio. Penso che l’autore avesse ragione. Quindi ho aspettato le quattro per uccidere un altro tramonto.
Sarà forse la primavera, cosa vuoi farci. Tanta luce fino a tardi, colori da emozionare un sasso, e poi qui, voglio dire, c’è la campagna. Non grattacieli e tangenziale. Alle quattro avevo già messo la quinta, ma non sulla tangenziale.
Di domenica le nove di mattina sono un’ora del tutto decente e dignitosa per alzarsi dal letto. Il sole sorge alle sei. Non ricordo di aver visto l’alba. Le quattro un’ora a caso prima dell’alba. Dopo la mezzanotte. Dopo il concerto. Dopo la festa. Dopo la notte. Le quattro.
Dalle quattro alle quattro. Prima del tramonto, prima dell’alba. Dodici ore in quinta.
Bentornata primavera.
Sarà forse la primavera, cosa vuoi farci. Tanta luce fino a tardi, colori da emozionare un sasso, e poi qui, voglio dire, c’è la campagna. Non grattacieli e tangenziale. Alle quattro avevo già messo la quinta, ma non sulla tangenziale.
Di domenica le nove di mattina sono un’ora del tutto decente e dignitosa per alzarsi dal letto. Il sole sorge alle sei. Non ricordo di aver visto l’alba. Le quattro un’ora a caso prima dell’alba. Dopo la mezzanotte. Dopo il concerto. Dopo la festa. Dopo la notte. Le quattro.
Dalle quattro alle quattro. Prima del tramonto, prima dell’alba. Dodici ore in quinta.
Bentornata primavera.
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