Monday, November 07, 2016

Cronache dalla terra che trema

Ho sognato il terremoto e ho sognato di morire. Ti svegli sudato e impaurito, provi a dormire di nuovo. Stavolta arriva il terremoto, quello vero. Il corpo che trema come la stanza che hai intorno. Si chiama scossa proprio perché, di fatto, scuote. Ti rovesci dal letto temendo che sia finita qui. Quando finisce hai finalmente paura di tornare a sognare.
Buongiorno.

Il buongiorno inizia così:
- Sentita la botta di ieri sera?
- Quale? Quella delle due e mezzo? Mi ha svegliato di soprassalto!
- No, dicevo quella delle cinque meno un quarto...
- Ah, quella no, ero già andato a dormire in macchina.  

Puoi abituarti a ballare, ma non a restarne indifferente. Agitarsi ad ogni minimo rumore in casa. Accertarsi che a far tremare casa sia stata il camion appena passato nella strada di fronte. Alzare lo sguardo al lampadario. A tavola smettere di masticare se la sedia vibra. Occhi improvvisamente assenti, grandi, al vuoto... Scossa!?

Paesino dell'entroterra maceratese pesantemente colpito dalle ultime scosse. Centro storico malridotto ed evacuato. Residenti mandati in direzione costa, da parenti in campagna o ammassati nell'ostello fuori porta. La nebbia, la pioggia, il freddo. Aspettando assieme il Generale inverno. I vigili del fuoco e la Protezione civile a presidare gli ingressi al paese ed organizzare aiuti e logistica. La badante romena di mia zia ultranovantenne comunicare in dialetto marchigiano con il pompiere abruzzese della Compagnia di Bologna. Onore al corpo dei vigili del fuoco, senza di voi staremmo davvero tutti peggio. Quindi ho deciso: da grande voglio fare il pompiere.
Zuppo sotto la pioggia battente passare di fianco alla casa di una mia amica. Crollata a impedire il passaggio. La facciata della cattedrale squarciata. Straziante da ferire anche un ateo. E un silenzio disumano.

I social, le lunghe telefonate, gli sms, le riunioni e i giri vari per capire chi cosa come dove aiutare. Il perché, mai sentito il bisogno di chiederselo. Le immagini che parlano più di un dizionario monolingua cinese. Lo sciacallaggio mediatico. Persone che chiedono di un posto dove stare. Altre che riescono ad offrire un posto dove stare. Il parla parla delle Istituzioni. Gli individui che preferiscono l'azione alla preghiera. Anziane parenti sfollate riunite tutte in cucina, al caldo delle mantelle di lana e dei programmi televisivi. La famiglia italiana del 1961.

La dittatura della televisione. Sbattersi dunque per trovare un'alternativa al telegiornale. Ai Talk Show. Ai pollai pre-referendum. A Facebook. Ai negozi ancora aperti. A Calzedonia. Alla prossima scossa. E allora una trasferta a Salò. Perché trema la terra, non la passione. Non solo perché è bella una vita ultrà, ma perché soprattutto in questa occasione mi sembrava importante esserci. 

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