Riuscirete davvero a farmi passare la voglia di insegnare?
“Appartengo a una categoria di persone (circa 17mila) che in questi mesi affrontano il tirocinio formativo attivo (Tfa) […] Ecco, questa del Tfa è solo una minuscola parte dei problemi formali e sostanziali che riguardano gli insegnanti precari oggi in Italia, dentro e fuori dei percorsi abilitativi. Tutto si agita in una nebbia di ipotesi e speranze contraddittorie. Tutto dipende da decisioni prese in luoghi e da persone inappellabili, che paiono troppo lontani dal vissuto degli insegnanti e dal disagio sociale incarnato in questo momento dall’istituzione scolastica. Tutto sembra in mano a una burocrazia disfunzionale, a una amministrazione sciatta e imperscrutabile.
Per chi vive sulla sua pelle questa situazione non resta che navigare a vista, sperare di cavarsela in qualche modo: l’unica etica adottabile sembrerebbe quella di mors tua vita mea. Fare i furbi, mantenere un profilo basso, infilarsi nel posto giusto al momento giusto. Partecipare a una class action come quelle di cui si parla in questi giorni porterà difficilmente a risultati concreti dal momento che quella dei professori è una classe sociale frammentata, composta da situazioni e interessi troppo diversi e conflittuali, determinati dai pasticci che le diverse riforme hanno prodotto nel corso degli anni.
Quel che è più probabile è che alla fine di questo annus horibilis arriveranno degli individui con un’immagine completamente degradata della cosa pubblica e della propria funzione, con una fiducia nelle istituzioni pari a zero. Persone umiliate, passive, iperburocratizzate, logorate da anni di precariato della peggior specie. Questo rischiamo di diventare noi insegnanti. Queste potrebbero essere (e in qualche misura già sono) le persone che si prenderanno cura dei vostri figli.”
Tratto da “Come farsi passare la voglia di diventare insegnanti”
http://www.internazionale.it/opinione/carlo-mazza-galanti/2015/05/05/scuola-insegnanti-sciopero
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