Friday, September 12, 2014

Sì, ok, ma perché la Cina, perché il cinese!?

Mi hanno appena segnalato un altro post. Ok, questa è ufficialmente la giornata della nostalgia! Post pubblicato il 7 settembre 2009, ero sempre a Pechino e iniziavo il mio secondo anno di dottorato, nove mesi prima con altri amici, sinologi e giornalisti avevamo iniziato l'avventura chiamata "China Files", un mese dopo avremmo fondato l'associazione accademica "ThinkIN China". Bei ricordi, quanti ricordi! Questo post si intitola "Perché hai studiato cinese?" e parla di me 18enne che muovo i primi passi verso la facoltà di Studi orientali dell'Università di Roma e la sinologia... "E divertitevi, soprattutto."

"Non so a voi, ma a me lo chiedono spesso. Amici, parenti, conoscenti. Questo post è dedicato a tutti i ragazzi e le ragazze che per qualche cavolo di motivo stan per cominciare a studiare la lingua cinese. Magari in una università.

A diciotto anni si è stupidi davvero. Io ero il più stupido di tutti. Finito il liceo e la maturità con una serie interminabile di brindisi e feste, eccoci al settembre 2001, quando Bin Laden bussò a Manhattan. Dovevo scegliere che fare della mia vita. Ovvero scegliere una facoltà a cui iscrivermi. La mia domanda era: che cosa voglio studiare? E la risposta per me era sempre la stessa: non lo so, qualsiasi cosa che mi faccia girare il mondo. Non avevano ancora inventato un corso di laurea in "barbonologia" o "punkabbestismo", la giocoleria e i circhi mi attraevano, ma non avevo voglia di convincere i miei genitori. Pensai allora alla pornografia: regista porno! Il porno ha sempre mercato, la masturbazione è il più antico piacere del mondo, studio per fare il regista e giro il mondo facendo filmini porno da vendere ai segaioli di tutto il pianeta. Decisi allora di iscrivermi al DAMS di Bologna, il mitico DAMS di falsi intellettuali, cani, punkabbestia, disadattati, gente con forti disturbi mentali, sessantottini e zingari italiani. DAMS indirizzo cinema. Parlai allora con un tipo di Macerata che faceva il DAMS a Bologna. Gentilmente mi fece capire che non era roba per me. "Io voglio girare il mondo!" continuavo a ripetermi e a ripetere. "Allora studia lingue orientali, che ne so, arabo o giapponese". Fu il primo a parlarmi di un corso di lingue orientali, ne ignoravo l'esistenza. Misi una croce sul DAMS. I giorni passavano ed io ero ancora senza corso di laurea. Andai con altri compagni di liceo a trovare un nostro ex professore. Ci chiese che indirizzi avevamo scelto. Risposi ovviamente "Non so, voglio solo girare il mondo" e quello mi fece "Ho io la soluzione per te: mettiti a studiare lingue orientali". Strana coincidenza. Ci riflettei ancora qualche giorno. E decisi di iscrivermi alla facoltà di Studi Orientali dell'Università "la Sapienza" a Roma. Corso di laurea in Lingue e Civiltà Orientali, lingua scelta: cinese.
Perchè a Roma? Perchè allora le facoltà di studi orientali erano a Venezia, Napoli e Roma. Venezia troppo a nord, Napoli troppo a sud, Roma è caput mundi e avevo qualche amico là.
Perchè cinese? Perchè anche ignorando pressochè tutto della storia dell'Asia, sapevo che i cinesi erano i più fichi (culturalmente parlando) e alle medie avevo scritto una tesina su Buddismo e Mao Zedong. A 18 anni avevo anche fortemente impresse nella mente le immagini degli studenti a Tiananmen nell'89 e il mito di un miliardo di contadini con gli occhi a mandorla che vivevano sotto comunismo senza Nike né Coca Cola.
C'è anche un altro motivo per il quali scelsi di studiare la civiltà cinese: volevo studiare qualcosa di mai studiato prima. Allargarmi a nuovi orizzonti, saperne dei popoli che abitano la terra, leggere le loro storie e le loro tradizioni. Basta con Socrate, Giulio Cesare, Dante Alighieri, Garibaldi ed Hitler. Il mondo è molto più grande del Mare Mediterraneo.
E dunque eccomi, 4 ottobre 2001, alla mia prima lezione in università. Un centinaio di giovanotti da ogni parte d'Italia, disorientati, impauriti ed eccitati come me. Grandi emozioni. Ore 9.00 di mattina, uno dei professori ci dette il benvenuto, spiegandoci a grandi linee come funzionavano le cose lì e che cos'era la lingua cinese. Ero seduto in terza fila, avevo i capelli ossigenati e le catene ai jeans, avevo una penna, un foglio di carta, un fumetto di Dylan Dog e una birra Moretti da 33 cl. aperta sul tavolo. Mi guardavo in giro, non davo troppa attenzione a quello che diceva il professore, fissavo più che altro le ragazze in aula.

Otto anni dopo, eccomi a ripartire per Pechino ed iniziare il mio secondo anno di dottorato in società cinese contemporanea. Bah. Strana la vita, no?!

Non so come è andata a voi, non so come vi andrà. A me è andata così. E non credo sia andata tanto male.

Ah, una cosa: buona fortuna. E divertitevi, soprattutto."

1 Comments:

At 4:16 PM, Anonymous Dottornomade said...

Da lacrime! Figlio di puttana.

 

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