Sunday, July 27, 2014

Un libro da leggere mentre si viaggia per il Sud America

"Non capivo Ernesto. C'erano delle cose di lui che mi sfuggivano. Il tempo si sarebbe incaricato di chiarirmele. Io ignoravo che la sua ossessione di scoprire nuovi orizzonti obbediva all'ansia di ampliare le sue conoscenze" (lettera del padre di Ernesto al figlio)

"Se entro un anno non ricevete mia notizie, cercate le nostre teste rimpicciolite in qualche museo yankee, perche' attraverseremo la zona degli jibaros, esperti cacciatori di teste" (lettera di Ernesto al padre)

"ma s
olo la foresta amazzonica sarebbe riuscita a bussare tanto e cosi' forte alle porte del nostro Io sedentario"

"Quella coppia infreddolita, nella notte del deserto, accoccolati uno contro l'altro, era una viva rappresentazione del proletariato di ogni parte del mondo Non avevano neppure una misera coperta con cui scaldarsi, cosi' abbiamo dato loro una delle nostre e noi due ci siamo arrangiati alla meglio con l'altra. Fu quella una delle volte in cui ho sofferto di piu' il freddo, ma anche quella in cui mi sono sentito piu' affratellato con questa, per me strana, specie umana..."

"L'arte non ce la vedo, coraggio in un certo senso, destrezza poca, emozione relativa. Riassumendo, tutto dipende da quello che uno ha da fare la domenica" (commenti sulla corrida)

"non e' che siamo cosi' scannati da non poterci permettere altro, pero' dei viaggiatori del nostro stampo morirebbero piuttosto che pagare la borghese comodita' di una pensione" (lettera alla madre, luglio 1952)

Tratti da "Latinoamericana", di Ernesto "Che" Guevara


p.s. A me sembra che lo stile nel linguaggio usato dall'autore sia molto naive, romantico, pompato, infantile... e' un problema dell'edizione (Feltrinelli, 2004), dei traduttori (P. Cacucci e G. Corica) o il Che a vent'anni scriveva davvero cosi'? Qualcuno/a ha letto la versione originale in spagnolo?

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