Diario di un prof: dei frutti di mare.
Per chi insegna lingua nelle scuole secondarie, credo sia fondamentale la presenza di un lettore madrelingua. Non serve solo a migliorare ascolto e pronuncia, ma soprattutto offre ai ragazzi un primo basilare approccio con una persona appartenente alla cultura che si sta studiando. Insomma, è un po' come muovere il primo passo verso il paese straniero in questione.
La mia collega fa un ottimo lavoro. E' giovane, paziente, attenta. Quando parla di Cina e mostra usi e costumi del suo paese i ragazzi seguono con interesse. A me invece sale puntualmente una nostalgia cane.
Ieri per esempio parlava di cibi e pietanze. Quando ha tirato fuori il termine 海鲜, cioè frutti di mare, a me è tornato in mente un viaggio fatto nella primavera del 2006 con la mia fidanzata di allora a Qingdao, ridente cittadina costiera della Repubblica Popolare nord-orientale. Qingdao (che significa "isola verde") è famosa per due cose: i frutti di mare e la birra. I tedeschi occuparono la città nel 1897 e insegnarono subito ai locali a produrre birra. La famosa Tsingtao, bevuta sia in Cina che nei ristoranti cinesi di mezzo mondo, è fatta proprio lì.
In treno allora ci volevano otto ore da Pechino. Dei tre giorni a Qingdao ricordo le passeggiate in spiaggia, fare l'amore in una bettolaccia di fronte la stazione e ingozzarci senza sosta di pesce e birra. Tornati a Pechino, passammo il resto della settimana in bagno.
Viva i lettori madrelingua, viva i frutti di mare, viva Qingdao!
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