Thursday, February 13, 2014

Diario di un prof: voci di verità (?)


Capita spesso, per caso o meno, di ascoltare i discorsi che gli studenti fanno tra loro. Capita nei corridoi, davanti alla macchinetta del caffè, al bagno, nelle aule, alle conferenze, nei giardini o nei parcheggi antistanti l’università. E lo stesso accade al liceo.

È un orecchiare fortuito, innocente, ma non disinteressato. Almeno per me. Credo che per un insegnante ascoltare le discussioni dei ragazzi sia molto utile. Ok, a volte più essere spiacevole, perché svela amare verità o cose delle quali si sarebbe volentieri fatto a meno sentire. Però, proprio perché fortuito, azzera il gap generazionale, evita le relazioni di potere, evade la formalità e l’imbarazzo che una normale discussione tra docente e studente normalmente ha.

E quindi capita di sentire quelle banalità e volgarità che a vent’anni tutti più o meno avevamo per la testa. Ma anche molti discorsi intelligenti, critiche fondate, punti di vista che un accademico (giovane o meno che sia) ha oramai perso per strada.

Non so per quanto ancora indosserò i panni del prof, ma so che al momento sono molto felice della professione che provo a svolgere. Così come sono cosciente del fatto che tutto questo lo devo soprattutto a chi, in un modo o nell’altro, è stato (mio) maestro. A loro dedico questo post.

E soprattutto lo dedico al mio professore di sociologia, che da vero pechinese fumava anche sotto la doccia.

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