Diario di un prof: dell’uniforme
In un momento morto della lezione, oggi ho
parlato con i miei alunni dell’uniforme a scuola. Sono appena tornati da un
viaggio d’istruzione in Inghilterra, e non hanno potuto ovviamente fare a meno
di notare questa pratica bizzarra d’oltre Manica: le divise a scuola.
In Italia il grembiule lo porti fino a dieci anni, poi si butta via. Già dalla secondaria inferiore gli alunni vanno a scuola come meglio credono (o come meglio credono i loro genitori). Io non nutro simpatia per le divise, tanto meno per le divise a scuola. Ma ho chiesto ai ragazzi, tutti sui 14 anni e quasi tutte femmine, cosa ne pensassero.
Con mia grande sorpresa un buon 80% è a favore
dell’uniforme. Tre i principali motivi:
- così non si perde tempo a scegliere che
vestito mettersi la mattina;
- la divisa è esteticamente bella;
- così non si verificano fenomeni di bullismo.
I primi due sono discutibili, il terzo è
preoccupante: non sapevo che in una scuola di Macerata ci fosse bullismo per
cause puramente estetiche, cioè basate sul modo di vestire.
Quando io ero alunno al liceo, il modo di
vestire al massimo ti identificava con una cultura underground, una linea
politica, un gusto musicale. E ti aiutava a socializzare e fare gruppo con
quelli “come te”. Ma non mi sembra che scatenasse conflitti o bullismo. Il bullismo
era sinonimo di “nonnismo” (il pluri-bocciato del quinto che sodomizza il ragazzino
del primo) o significava prendere di mira il “più sfigato” della classe, con
scherzi idioti e furti di merenda.
Bullismo o no, la divisa vi prego no!!
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