Un bar tutto tranne che serio

"Chiudiamo fra cinque minuti".
Stacco gli occhi dal bicchiere, il barista sta dicendo proprio a me. Mi guardo intorno. Sono solo nel bar. Sta dicendo proprio a me.
Non me l'aspettavo. Cosa vuole da me? Che esca?! E poi chi sarebbe quella prima persona plurale?! Il barista è solo: solo come me.
Vorrà davvero che alzi i tacchi in cinque minuti? E per andare dove, a bere a casa sua?!
"Scusa...?", brontolo in direzione barista.
"Sì, sono le due, tra cinque minuti il bar chiude, te ne devi andare".
Che carino. Anche io ti voglio bene. E ti amo tanto.
Me ne devo andare?! Andare dove? Forse l'uomo al di là del bancone non sa che non so dove andare.

Sono solo le due di notte. Non sei serio barista, il tuo bar non è serio. Un bar serio non chiude alle due di notte, un bar serio chiude alle sette di mattina, anzi, non chiude mai. Resta sempre aperto. Un bar serio non caccia i propri bevitori, un bar serio organizza i cambi tra i bevitori: di qua e di là dal bancone, per risparmiare sulla manodopera. E per non chiudere.
Un bar serio lascia le porte sempre aperte agli avventori, che siano studenti, operai, ragazzini, donne abbandonate con cagnolini al guinzaglio, mariti cornuti, vecchi alcolisti, artisti, gente senza fissa dimora, gente col vuoto dentro e fuori. Un bar serio al massimo chiude la saracinesca quando vede passare uno sbirro.
Il tuo bar, dottor barista, non è serio. Te lo volevo dire già ieri: anche i tuoi cocktail lasciano trapelare la non serietà di questo bar, anche i tuoi cocktail si vergognano di te.

Barista, tu mi cacci e io farò della saracinesca del tuo bar cuscino per la notte. E al vigile che all'alba mi chiederà spiegazioni risponderò "E' un atto di protesta, dottor vigilessa: questo bar è tutto tranne che serio".