La mia sul giornalismo odierno (vietata la lettura ai giornalisti). Parte seconda.
Questo giornalismo è soprattutto pericoloso. Va di moda da tempo fare i processi per via mediatica. Dal nomade beccato a rubare una gallina, alla studentessa americana accusata di omicidio, alla tangente del politico, all’evasore con conto alle Cayman: il processo lo fanno i lettori. I tribunali prendono ordini dai media.
Durante una conferenza a Pechino un paio di anni fa, il noto giornalista italiano Gian Antonio Stella parlò della necessità di un giornalismo responsabile, dove il giornalista è chiamato a mettere la faccia su quello che scrive, indicare nome e cognome, assumersi la responsabilità di quello che scrive. Bravo Stella! Ma tanto non cambierebbe nulla. I giornalisti sono come i magistrati: non pagano mai. Gli 007 hanno licenza di uccidere, i giornalisti hanno la libertà di sparare cazzate, dire falsità, tanto non pagano mai. Al massimo si beccano qualche querela, ma cosa cambia?! Pensate solo negli ultimi anni quanti giornalisti e quanti media di una certa importanza hanno riportato falsità infamanti verso questo e verso quello. Cosa è successo quando si è dimostrato che avevano detto delle grandi fesserie e avevano rovinato delle persone? Niente. Al massimo una querela e qualche migliaio di euro di multa. Ma stanno ancora al loro posto. Anzi, sono diventati dei VIP, li invitano nei salotti, entrano a casa vostra tramite la televisione.
Una volta c’era l’infamia. La gente se perdeva la faccia non poteva neanche mettere il naso fuori dalle quattro mura di casa. Oggi invece essere viscidi e perdere la faccia è condizione prima per fare carriera e avere accesso ai poteri. A che serve sapere che un primo ministro va a mignotte? A che serve sapere che è un pedofilo? A che serve sapere se un politico cattolico e conservatore ha divorziato due volte, ha quattro amanti minorenni e assume cocaina in Parlamento? A che serve sapere che un dirigente d’azienda ha corrotto dei politici o collabora con la Mafia? A niente. Non cambia niente. Qualcuno si indigna, qualcuno si meraviglia, i giornali fanno un gran pollaio per poi passare a ritirare il premio, ma i signori restano al loro posto, nonostante le vergognose azioni delle quali sono responsabili. Diventano famosi, vanno in televisione, prendono 5.000 euro a comparsa, li invitano alle trasmissioni, vanno all’Isola dei Famosi, diventano un cult.
Per tornare e finire sul giornalismo: sui giornali trovate gossip e notizie tritate e ritritate. E basta. Non esiste indipendenza perché anche il più indipendente degli editori deve rispondere al mercato. Per portare il pane a casa e per non mandare gente in mezzo alla strada. Le notizie non si riportano, si creano, si inventano, a seconda della curiosità dei lettori, a seconda delle necessità del mercato. Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi fermo qui. Mi sto annoiando. Se, come insegna Verbitsky, “Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda” allora non esiste giornalismo, esiste solo propaganda. E quindi smettiamola di criticare i media di Cina, Iran, Cuba o Corea del Nord. Qua da noi non va tanto meglio.
p.s. Questo post è stato scritto prima del “caso Formigli”.
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