Wednesday, October 05, 2011

Resti fra noi: Cork, parte seconda

Fanno due settimane che insegno alla UCC. E ancora nessun contratto. Poi dici uno non bestemmia in venti lingue diverse almeno...

L'insegnamento? Credetemi non ne so nulla di come si insegni. Ma tengo bene in mente gli esempi di chi prima di me è stato docente. A cominciare dai professori delle superiori per continuare con quelli dell'Università a Roma e a Pechino. E di altri, che professori miei non sono stati ma dei quali ho avuto il piacere di assistere alle lezioni, durante conferenze in università.

Chiaro, ognuno si sceglie il metodo e l'approccio agli studenti che ritiene migliore. Io non credo di averne ancora uno mio. Semplicemente mi presento in classe con qualcosa da raccontare a questi ragazzi di 20-25 anni. Le difficoltà non sono poche, ahimè.
La prima è ovviamente la lingua. Vero che ho difeso una tesi di dottorato in cinese e che l'inglese è la lingua più idiota del mondo. Ma faccio spesso difficoltà ad esprimermi e a volte a capire le loro domande o interventi. Colpa in parte dei loro accenti, in parte di una mia mancanza di un inglese scolastico, imparato sulla strada per necessità e non sui banchi delle università americane, britanniche o australiane. Trovo rimedio a questo preparando materiale scritto prima di ogni lezione. Così gli studenti invece di sentire me leggono sulla lavagna luminosa. Ma non sempre riesco a preparare qualcosa, spesso semplicemente non ho tempo.

Il principale guaio è che ho troppe ore di insegnamento. Decisamente troppe. Dieci per la precisione. Dieci ore suddivise in quattro diverse materie ti mandano via di testa. Significa prepararsi dieci lezioni su temi non sempre simili o del tutto diversi, studiando, mettendo mano ai materiali, passando ore su internet, impaginando tutto su un cazzo di file Power Point . Lavoro praticamente 12 ore al giorno, anche il sabato alla domenica. Mi piace perché per me è una ennesima forma di studio e apprendimento, mi piace perché tanto per cambiare sono libero di organizzarmi tempo e spazio come meglio credo, e soprattutto mi piace perché l'ambiente di lavoro è giovane e fondamentalmente privo di padrone.
Ma è anche massacrante nel senso che spesso arrivo a lezione stanco e provato prima ancora di aprir bocca. Ne va della qualità dell'insegnamento e dell'interesse degli studenti per l'ora che passiamo insieme.

I studenti del dottorato e i pochi colleghi che ho mi sfottono perché dicono che io se non sono a lezione allora sono in ufficio a preparare la prossima lezione. Il che è vero. Ma non vedo alternativa: sono alla mia prima esperienza da docente, il mio inglese scricchiola che è una meraviglia e le ore/materie di lezione sono troppe.

Per fortuna c'è la Guinness.

La Guinness è un amore. Mi accompagna la sera quando torno a casa stanco, mi accompagna al pub o sul letto a spararmi un film di Zhang Yimou. Anche i film che guardo sono quelli che poi dovrò mostrare in classe agli studenti. Sperimento nuove forme di apprendimento, che altrimenti a sentire me che blatero di Cina per ore con orribile accento italiano si stancano tutti. Io in primis.

Cork invece è davvero bellissima. Che dirvi di Cork? Sono qui da due settimane e posso vantarmi di non capire assolutamente niente dell'Irlanda. Ma partiamo distruggendo, ovvero smontando un paio di luoghi comuni:

1) Gli irlandesi bevono tanto?

Insomma. Più che "bevono tanto" direi che "bevono tutti". Forse non hanno nient'altro da fare, o meglio, hanno solo pub in giro e nei pub di base si beve. Bevono tutti, donne vecchi bambini, dal tramonto a tarda notte. Ma non direi che bevono tanto. Se un pub apre alle cinque di pomeriggio, alle due di notte ti aspetti di trovare al suo interno solo zombie, gente nuda ballare sui tavoli e alcolisti anonimi abbandonati ad un lato del locale. Non è così. Reggono molto o comunque sono più sobri di quanto non pensiamo in Italia. Bevono il giusto, lentamente, si godono il bicchiere. E bevono soprattutto birra. Vino e whisky non vanno per la maggiore: l'alcool come distruzione, violenza e pubblica rissa ancora non l'ho conosciuto. A Cork.

2) Gli irlandesi bevono... caffè?

Sì. Tanto. Troppo. Non quello corto e nero all'italiana, ma quello all'americana, allungato con latte, creme e schifezze varie. Hanno il simpatico bicchiere di carta da caffè che si portano anche in classe. Buffoni. Non ti chiedono "Usciamo a fare due passi" o "Andiamo a farci una birra?" ma "Ci vediamo per un caffè?". E poi non puoi mica chiedere una Guinness alle due di pomeriggio al Café del campus. Mi tocca andare per una cioccolata calda. Buonissima. Fondente. Autostrada diretta e gratuita per la toilette in fondo a destra.

Che altro dirvi di Cork? Sono tornato allo stadio a tifare Cork City F.C. con gli ultras minorenni. Stavolta abbiamo concluso 3 a 1 in casa contro una squadra del nord. Domani metto le foto nel blog. Anche stavolta hanno finito la partita con due espulsioni e uno fuori in barella. Minchia come si menano!

Per il resto questi paesaggi, questi luoghi, queste persone mi ricordano i fumetti di Sclavi e Piccato: sono esattamente come nei giornalini di Dylan Dog! Le casette, i volti degli anziani, i bambini coi capelli color carota e le lentiggini... A volte mi sembra di essere in un libro di favole dei fratelli Grimm. Come un sogno dal quale non vorresti svegliarti.

E con questo chiudo. Credo sia tutto per oggi. Vado alla festa organizzata dal gruppo di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali dell'università. In Italia le loro feste erano le più divertenti, speriamo sia lo stesso in terra irlandese!

In gamba gente!


p.s. Lista di cose che mi mancano a Cork:

- voi
- AQ, una bellissima ragazza cinese che fa la barista a Chengdu e mi versava birra scura
- YC, che di mestiere fa la prostituta ed ha una vita molto più interessante della mia
- la domenica allo stadio in curva con gli ultras della Rata
- internet a casa (bisogno di dipendenza da qualcosa che non sia solo l'alcool)
- tempo per leggere i romanzi che ho voglia di leggere
- tempo per vedere i film che ho voglia di vedere
- mio padre

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