Saturday, October 01, 2011

C'mon City: serata in uno stadio irlandese

Sabato mattina, dipartimento deserto, sono l'unico coglione in ufficio. Una settimana di lavoro intensissimo e' appena passata e gia' devo metter mano al computer per preparare le lezioni della settimana che viene.
Ieri sera sono andato allo stadio a vedere il Cork City football club. Questo post e' dedicato agli ultras della Maceratese calcio (che non credo leggano questo blog).

Non so perche' ma dallo scorso aprile, dopo esser andato allo stadio con alcuni studenti a vedere Pechino Guoan - Dalian Shide, mi e' ripresa la passione calcistica. Mi piace di nuovo andare in curva, cantare e saltare con gli ultras, osservare i tifosi, studiarne i cori e gli atteggiamenti, le dinamiche e le politiche. Lo stadio, come il bar o lo sciopero, e' un fenomeno sociologico di notevole rilevanza. O almeno cosi' credo.

Nel nord Europa il calcio e' molto seguito e gli stadi sono sempre pieni. Mi immaginavo uno stadio enorme, pieno di tifosi e di polizia. Cosi' non e' stato. In Irlanda lo sport piu' seguito e' il curling, viene poi il calcio gaelico e il rugby. Del calcio la gran parte della gente se ne sbatte.
Nella prima serie irlandese (che in Italia si chiama seria A, in Inghilterra Premier League, in Spagna Liga e cosi' via) giocano una decina di squadre. Giocano insieme football club di Dublino, che ha un milione di abitanti, di Cork che fa 120.000 persone, con club di citta' di 5.000 abitanti, come Ballybofey o Monaghan. Da noi sarebbe assurdo assistere ad un match tra Montelupone e Inter.

Il Cork City e' stato fondato nel 1984 ed ha uno stadio di settemila posti a sedere. Il Turner's Cross Stadium si trova nella periferia sud di Cork, dove iniziano la collinette e la strada per l'aeroporto. Si raggiunge a piedi dal centro, 15 minuti da casa mia. Il biglietto costa 10 euro, come in Italia in serie dilettanti (vergogna!). Nessun controllo all'ingresso. Lo stadio era mezzo vuoto, piena solo la curva. Il 90% degli "ultras" (ovvero di quelli che per tutta la partita cantano e sostengono la squadra) ha meno di vent'anni. Ed io con loro.

Bandiere e striscioni sono permessi solo in un piccolo settore della tribuna. Non ci sono ne' megafoni ne' fumogeni. Presente un tamburo in curva. Non c'e' polizia, solo una decina di persone con un impermeabile della sicurezza che hanno fissato la curva per tutta la partita. Hanno allontanato un bambino di dieci anni perche' ha sputato contro un giocatore espulso. Figuriamoci.

Il bello degli stadi anglosassoni e' che danno direttamente sul campo. Cioe' i tifosi sono letteralmente a cinque metri dalla linea di bordocampo. Puoi morderli, i giocatori.
In curva e' pieno non solo di minorenni ma anche di bambini. E di bambine. Le femmine sono tantissime e cantano e fanno casino tanto quanti i colleghi maschi. Mi sono chiesto dove sono gli ultras, quelli veri, grandi grossi panzuti muscolosi ubriachi con l'orecchino. Non ne ho visti. Forse esistono solo nei film. E comunque, non in Irlanda.

Un paio di cori dalla curva:

"We love the City, we do
We love the City, we do
We love the City, we do
C'mon City we love you!"

"What the fuck
What the fuck
What the fuck
What the fuck was that!?"
(quando un calciatore avversario tira una papera)

Cantano anche "Rebel Army! Rebel Army!" per una decina di minuti saltando tutti insieme, con i bambini letteralmente in visibilio.

Veniamo al campo: il campo e' talmente verde che fa male a guardarlo. E' costantemente bagnato, dato che qui, vi ricordo, piove sempre. Il gioco e' duro e molto maschio, l'arbitro avra' fischiato il primo fallo dopo una buona quindicina di minuti. Vanno spesso giu', i giocatori, ma si rialzano e attaccano la palla senza dire una parola. Sono onesti in campo, come nel rugby. Ma non per questo non ci vanno duri. E si fanno male. La partita e' finita con due espulsioni, una decina di ammoniti e uno che e' uscito fuori in barella tra gli applausi della curva in standing ovation.

Al termnine della partita, strette di mano e applausi dagli spalti. Uscita ordinata e cori fuori dallo stadio. In piena estasi, mi sono messo a cantare i cori degli ultras della Maceratese, perdendomi tra le viuzze delle villette sulla collina. Ho chiesto aiuto ad un passante poco piu' tardi, rendendomi conto di essere proprio sulla via di casa mia: Friar Street.

Due isolati piu' avanti un pub pieno di giovani e del whisky irlandese per festeggiare la vittoria. Viva Cork, viva l'Irlanda!

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