Monday, March 14, 2011

Nucleare anche no

La scorsa notte ho dormito tre ore e ho avuto una giornata stressantissima, perso dietro alle pratiche burocratiche della consegna tesi di dottorato e paranoie varie per i mesi a venire. Eppure non ce la faccio ad andare a dormire e spegnere il cervello perché a Pechino (come nel resto del mondo credo) non si respira aria tranquilla per niente. E mi riferisco a ciò che da ore migliaia di persone stanno vivendo in Giappone.

Quello che è successo desta due tipi di emozioni nel cuore delle persone: tristezza e solidarietà. Ansia e preoccupazione invece vengono dopo. E sono alimentati (o, al contrario, indeboliti) dall'effetto dei media. Assisto principalmente a due ordini di notizie: quelle dei media occidentali che parlano di catastrofe imminente, e quelle provenienti dal Giappone, più caute. Il governo giapponese forse gioca al ribasso, ma anche leggendo dal blog di un mio amico che fa ricerca a Tokyo appare eccessivo l'allarmismo occidentale:

http://nopain-nofun.com

http://morgsatlarge.wordpress.com/2011/03/13/why-i-am-not-worried-about-japans-nuclear-reactors/

Inutile starsi a chiedere chi abbia ragione o chi dica la verità. Qua nessuno è scienziato e non possiamo fare altro che affidarci a quella o a quell'altra fonte. O a dio, se ne avete uno. Di sicuro a guardare le immagini di fango, morte e distruzione nel nord est giapponese o degli scoppi nella centrale nucleare c'è poco da star allegri.

Vi segnalo qua qualche reazione dalla Cina. In alcuni forum cinesi, ho letto commenti che non meritano commento: alcuni pazzi fanatici cinesi che si rallegravano delle vittime giapponesi (l'odio che ancora molti cinesi provano per i cugini isolani è infatti ancora molto sentito, per ragioni storiche che non sto qua a scarrellare). Ovviamente numerosi quelli che hanno a loro volta condannato questo odio e questa mancanza di umanità. In generale, tutti si sono meravigliati della calma apparente e dell'ordine che i nipponici stanno dimostrando anche nel bel mezzo di questo caos a tre direzioni: terremoto, tsunami, minaccia nucleare.
Alcuni studenti giapponesi nel mio dormitorio facevano notare come i veri danni provengono dallo tsunami e non dal terremoto in sé: il Giappone notoriamente ha edifici anti-sismici ed è preparato ad emergenze del genere. Se una scossa del genere fosse capitata in Italia o in India a quest'ora non si contavano feriti ma solo morti.
Alle sette di sera, giravano sms e una voce nel dormitorio che allertava tutti a non uscire di casa per paura di piogge acide. Voce falsa, si è scoperto poi. Così come le mille minchiate che girano su facebook e altri social network, a metà fra il ridicolo e il cattivo gusto.

"Se io, straniera, fossi in Giappone me ne sarei già andata: la mia casa è altrove e non voglio rischiare di starmene lì per niente", mi ha detto una studentessa. Ho pensato invece alle centinaia di giapponesi che invece ora come ora se ne andrebbero volentieri ma non hanno altri posti dove andare. Ho pensato alle persone che conosco là, forse dovrei dir loro che se vogliono andarsene e sono a corto di soldi qui a Pechino un posto c'è sempre. E se preferiscono Shanghai, Hong Kong o Seoul un posto si trova comunque. Stupido atteggiamento da punkabbestia, il mio. Ma non che mi venga molto altro in mente o modi di essere utile ai nipponici in difficoltà.

Destino beffardo sta toccando ai giapponesi: dopo l'atomica americana via aerea ora il rischio di fusione nucleare via terra portato dall'oceano...

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