Tuesday, November 16, 2010

Mollato

Quando mi mollano non mi incazzo. Al massimo ci rifletto. E provo a non starci male. Non riuscendoci, il più delle volte...

Mettiamola così:

oggi mi sono svegliato con sveglia alle dieci di mattina. Ho dormito cinque ore. Non passo per il bagno, non faccio colazione dalla quinta liceo, mi siedo di fronte al computer, ho delle cose da scrivere. Alle dodici sono in strada, alle dodici e quarantacinque ho un appuntamento. Di fianco all'entrata della metropolitana c'è un baracchino che vende merda ai passanti e io mi fermo a mangiare. Passa un ragazzo che conosco, mi chiede 1) perché mangio solo 2) quanto costa la merda che sto mangiando 3) di una ragazza italiana alla quale è interessato. Poco dopo sono nel vagone della metro, il non luogo per eccellenza. Arrivo con dieci minuti di anticipo, più quindici della tipa che è in ritardo. Due ore di conferenza (un sinologo marxista turco, brillante lettura sulla storia della sinologia in Cina, merda che ho già letto su un libro tradotto in inglese dal preside della mia facoltà, roba che non infastidisce nessuno). Più interessante (più tardi) la discussione in strada con la tipa che mi parla della sua proposta per una tesi di dottorato: donne e rivoluzione culturale in Cina, prospettiva storica, compativismo tra il '68 occidentale di scuola “rivoluzione sessuale” ed Engels di derivazione maoista. Un orgasmo. Incontro poi un dottorando italiano appena trapiantato a Pechino. Anche qui parecchio di cui discutere. Il tempo passa in fretta ed eccoci alla sette di sera, le mie sette di sera per la riunione per uno dei tanti progetti (per evitare di morire anziano) che ho a Pechino. Ebbene, dalle sette di sera a mezzanotte a litigare tra quindici persone. Hai presente, no!? Quando ti sembra di farti il culo per qualcosa in cui credi e ricevi solo critiche e batoste. Ci sta. Inutile difendersi. Inutile spiegare. Mi ero ripromesso di non bere. Piazzano venti lattine di birra sul tavolo e non posso che essere io ad aprire la prima. Alla terza alzo la voce ed il culo, blatero qualcosa, conoscete immagino la differenza fra dialogo e dialettica. Quando le sigarette vanno via di media un pacchetto all'ora e le lattine una al minuto. Proprio così. Finalmente mezzanotte e le persone se ne vanno. Potrei andarmene anche io. E invece resto. E alzo di nuovo la voce.

Il mio telefono comincia a squillare. Un messagio. Poi due, tre, fino al numero di sei. Poi le telefonate che chiudo. Fino alla terza, quando spengo il cellulare. Faccia a faccia il conflitto è molto più soft, sprofondati nelle poltrone del salotto il diverbio scompare e ci si ritrova a discutere di organizzazione, etica, politica, filosofia, educazione, indigenizzazione, nazionalismo, mondo contadino, mafia, famiglia, Stato, sesso, corpo, Dio, porco. Ritrovo l'intellettuale umanista più umanista di quanto ricordassi.

Notti in cui passeresti le ore a chiacchierare fino all'alba, ma per ovvi motivi prendo il taxi e la via di casa verso le due. Riaccendo il cellulare. Non mi ha perdonato: insulti. E un messaggio. Stavolta mi ha mollato sul serio. Sorrido al tassista.

Quando mi mollano non mi incazzo. Non ci sto neanche male. Sorrido. Siamo vittime di malintesi. Credeva stessi a letto con qualche mignotta di alto bordo. Ho vomitato Marx, classe, genere, nazione, relativismo culturale e birre fino alle due di notte. Colpa mia, evidentemente.

Di fatto non c'era amore. Metto piedo in camera. Fredda come sempre. Meno male il portatile ancora funziona. Quarantuno nuove e-mail da leggere. Preferisco aprire la finestra. Là fuori è tutto più scuro e silenzioso. Le uniche luci sono quelle intermittenti del capitalismo che credevo giapponese e invece ho riscoperto cinese sin dal 2004. È come parlare con un morto. Le ultime quattro sigarette. Abbastanza per un post nel blog.

Mi ha mollato e chissenefrega. Non c'era amore, quindi non soffre nessuno. Di questa giornata porto a letto solo un mal di testa non da niente. Il rumore del riscaldamento che non funzinona. E lo scricchiolio di questi due qua di sopra che speriamo non smettano mai. Di amarsi.

2 Comments:

At 10:29 AM, Blogger laura modini said...

dani
lo sai che un pochino di leggerezza non guasterebbe?
un bacio
laura

 
At 11:40 AM, Blogger Massaccesi Daniele said...

"l'insostenibile leggerezza dell'essere", la chiamava qualcuno...

 

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