Storie di ricercatori in crisi
Ultimamente a Pechino è vietato uscire in strada. Non è una politica governativa, è il freddo incredibile. Non sono tanto i vari dieci quindici gradi sotto zero quanto il vento gelido che falcia le gambe e ti finisce, impietoso, a terra. Cumuli di neve sommergono biciclette ed immondizia ai lati della strada. Vietato uscire, le temperature sovietiche di Harbin e il vento tibetano di Lhasa messi insieme creano una miscela assassina...
Un paio di giorni fa ho ospitato due ragazzi australiani conosciuti da una terza amica via internet. Sono in viaggio da un anno tra Asia ed Europa e sono sulla via della loro Oceania. Odiano volare, così son arrivati a Pechino da Mosca via sei giorni di transiberiana, una notte a Pechino e via, altre ventiquattro ore di treno per Hong Kong. Da Hong Kong, nave cargo direzione Brisbane, Australia: dieci giorni. Al sentire della nave cargo, mi sono umilmente inginocchiato, il loro masochismo di viaggio supera di gran lunga il mio e ho omaggiato i due ragazzi australiani con grappa coreana e pollo al cus cus. Buona strada (di mare!), amici miei!
Ma per quanto mi riguarda le notizie meno incoraggianti non vengono dal bollettino meteo o dai viaggiatori senza dio né religione, bensì dal fronte della ricerca: gravi crisi all'orizzonte. Esistenizali e non solo. Commenti pesantemente devastanti dal prof. di turno sommati ad alcune porte chiuse in faccia non fanno certo piacere...
C'è un tipo pechinese che è un po' il mio benefattore, un po' il boss mafioso del quartiere, quando ho bisogno di qualcosa basta prendere il telefono e chiamarlo, al resto pensa lui. Mi ha già aiutato mille volte per diverse faccende, pensavo di contare su di lui anche (e soprattutto) per quanto riguarda la mia ricerca:
- Devo intervistare giovani lavoratrici migranti qui a Pechino, mi aiuti a cercarne qualcuna disponibile?
- La tua ricerca non ha senso, quelle ragazze sono delle stronze, sono stupide, sporche, incapaci, vengono qui, imparano un mestiere a spese del padrone e poi se ne vanno via, tornano al loro villaggio, magari si fanno scopare, restano incinta e non le rivedi più... non capisco cosa ci trovi di interessante in loro, dovresti invece sentire le lamentele dei loro padroni!
- ...
Un'amica cinese (giovane, lavoratrice e migrante) credevo mi avesse invece trovato la svolta:
- Il mio boss ha venti negozi e cento dipendenti donne, le puoi intervistare tutte, non hai più bisogno di cercarne altre altrove.
- Fantastico!
- Il mio boss ha però una richiesta... Finita l'intervista devi insegnare loro qualche frase di inglese. E comunicare al boss la loro impressione sul lavoro e gli aspetti che non le soddisfano. Nessun problema?
- ... nessun problema
Nessun problema un cazzo. Ora anche la spia al padrone mi tocca fare!
Povero ricercatore, in crisi, solo e abbandonato nel mondo. Non resta che chiuderti mattina e sera nelle luride bettole della grande Pechino, quelle dove il pavimento è una poltiglia di lische di pesce, sputi e cicche di sigarette. Quelle dove l'ingresso è consentito solo ai lavoratori migranti. Quelli che mangiano spaghetti in brodo piccante, fumano tabacco nazionale (leggi "catrame"), bevono grappa cinese (leggi "kerosene"), hanno un dente sano ogni cinque, passano il tempo mangiando spicchi di aglio crudo e giocando a carte nelle loro casacche sporche di cemento e olio di motore. Tornateve a casa compagni lavoratori, il capodanno è alle porte, tornateve dalle vostre donne, dai vostri cari, a spendervi quel poco che avete sudato in un anno di fatica nella grande Pechino... ci si rivede a marzo, pronti a festeggiare la (rossa) Primavera! Io, voi, l'aglio, il catrame e il kerosene!
Calzini sporchi come ultima, strenua, forma di resistenza...
Siamo sempre senza una lira. Meglio così... :)
1 Comments:
Anche io sono un po' nella m..a per la ricerca! Un abbraccio forte e anche molto poco virile.
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