Beve quando non gli va
Socialista come il due di coppe quando comanda bastoni, “Compri sempre sigarette di merda, comincio a credere tu lo faccia apposta”. Da secoli non lo vedeva, entrò in camera come niente fosse, immediatamente bruciò delle carte che aveva nel cassetto cassetto incluso, il resto della scrivania fuori dalla finestra. Ottavo piano, proprio come nel film su quel celebre matematico statunitense. La normalità, tutti sapevano, non era il suo forte.
“Ancora quella sciocca bandiera appesa al muro” pensò. Fuoco anche a quella. E non vedo perché no. Di corsa giù dalle scale (di corsa perché? È una fuga da se stessi, il fattore tempo è essenziale) prima traversa a sinistra poi giù fino a Cannon Road. Un appuntamento alle cinque di pomeriggio con Qingdao. Ho detto “con”, non “a”. Appuntamento fisso, neanche il tè con gli inglesi. Un sorriso sempre veloce sempre alla solita cassiera, di nuovo fuori che se qui abbiam bisogno di qualcosa quel qualcosa è l’aria, di qui al porto e il primo traghetto per quell’indirizzo segnatogli dal destino in una notte tutt’altro che chiara.
Finì così a scontare gli ultimi giorni della sua vita in compagnia non voluta d’un tranquillo e astemio giocatore di badminton ungherese: Amedeo Modigliani.
Foto: "Suicidio", Edouard Manet
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