Lettera aperta al Ministro della Pubblica Istruzione
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica, la scuola di tutti, la scuola per tutti, egualitaria e libera. La scuola della gente che la vive, studenti ricercatori docenti insegnanti maestri professori bidelli segretari alunni scolari. La scuola orgoglio dell’Italia in Italia e dell’Italia nel mondo. La scuola dove hanno studiato e si sono formati molti intellettuali che hanno contribuito all’emancipazione umana e alle scoperte scientifiche nella storia del mondo.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Evviva Socrate e Confucio, evviva Durkheim e don Milani. Lei che è avvocato di Costituzione e Principi Fondamentali se ne intende, si vada a rivedere cosa dicono, si vada a rileggere Gramsci e Calamandrei in materia di scuola e d’istruzione.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. La scuola che unisce e non divide, che accomuna e non discrimina. La scuola del 2008, i banchi delle aule dove siedano insieme bambini di colore, religione, cultura, tradizione, usi e costumi, provenienza e lingua diversa. Evviva la scuola della ricchezza multi culturale, la scuola che aggrega e non divide, la scuola libera, pagata dallo Stato. Evviva la scuola che sia primo interesse dello Stato. Gli investimenti in borsa, gli investimenti in banche petrolio e guerre vengono dopo, il primo investimento è la scuola. C’era chi diceva che la scuola è maestra di vita e io penso che sia vero perché è lì che l’individuo inizia la sua vita sociale, comincia a rapportarsi e condividere con quello che sarà suo compagno per tutta la vita: l’altro.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Capita che ogni tanto anche il premier Berlusconi dica qualcosa di sensato: la polizia nelle scuole. Sono d’accordo. Mandiamoceli! Mao mandava gli studenti e gli intellettuali nelle campagne, a imparare dai contadini. Noi mandiamo polizia ed esercito a imparare nelle scuole, a leggere, studiare, confrontarsi, conoscere. Che i manganelli li lascino a casa, vadano in mezzo agli studenti, a difendere il diritto inalienabile all’istruzione, a difendere il futuro di quelli che verranno dopo di noi.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. E mentre le scrivo questa lettera sorseggio del tè verde cinese. Un tè particolare, un’amica cinese del Fujian (la provincia meridionale da dove provengono una gran parte dei migranti cinesi che vivono in Italia) me ne ha portate diverse foglie ieri sera. La Cina ha una grande e antichissima cultura del tè. Sarei felice di fargliene provare un po’, alla prima sorsata capirebbe la storia che si nasconde dietro ad una foglia di tè. Non c’è modo migliore di capire il profondo significato della parola “cultura”, che va oltre le definizioni etimologiche e sociologiche che trova nei libri accademici. Ha veramente lei il coraggio di negare tutto ciò? Tagliare all’istruzione significa tagliare al futuro e al passato. Se proprio dovete tagliare cominciate dalle spese per le guerra, tagliate sull’esercito che averne uno nel 2008 è una vergogna per ogni paese che voglia definirsi civile e moderno. Tagliate sugli sprechi delle caste, tagliate sulle vergogne della classe politica e amministrativa, tagliate sui privilegi, sul sistema del tutto italiano, quello da far invidia al Regno delle Due Sicilie.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Abolisca la scuola privata, non è libertà, è privilegio, è scuola dei pochi, scuola dei ricchi. Le confesso che non ne ho mai capito il senso: negli anni del liceo anche in una piccola città come la mia, Macerata, si organizzavano scioperi e cortei contro i finanziamenti pubblici alle scuole private e io ovviamente vi partecipavo, gridavo, cantavo, denunciavo, provocavo. Ma non tanto contro i finanziamenti, io ero contro le scuole private in quanto tali. Non ho mai trovato la risposta alla domanda “Ma per che cazzo esistono le scuole private?!”.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Io ho appena iniziato un dottorato a Pechino, ma la mia formazione degli ultimi vent’anni l’avete e l’abbiamo pagata in Italia. A che serve “produrre cervelli” se poi scappano negli Stati Uniti, Regno Unito o Germania, andando a contribuire alla “ricchezza” di altri paesi?! Qui in Cina mandano stranieri a insegnare inglese negli asili nidi a bambini di due anni, puntano a emancipare e internazionalizzare gli individui sin da piccolissimi; se sei giovane e madrelingua inglese a Pechino trovi lavoro in due ore (e anche se non sei madrelingua… troppi polacchi, kirghizi, tagiki, tedeschi o italiani conosco che si guadagnano da vivere come insegnanti di inglese), perché in Cina nonostante tutto nell’istruzione investono, anche se l’istruzione è quello che è, ancora fredda e conservatrice, anche se molti degli studenti cinesi che conosco si lamentano della formazione scolastica in Cina. Pensi un po’! La Cina manda studenti e ricercatori in giro per il mondo, nelle migliori università europee, nordamericane e giapponesi. Invita studenti da tutte le parti del globo, specie da Asia, Africa, ex Repubbliche Sovietiche. Dà borse di studio, perché il governo cinese sa come investire i propri fondi, sa dove è meglio tagliare e dove no. La scuola, ad esempio, non rientra nel primo campo.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Ci ripensi signor Ministro, la tolga quella firma dalla legge 133, convinca Tremonti a fare lo stesso; che il cavalier Berlusconi vada a tagliar fondi da qualche altra parte, dalle classi del potere, o che li sborsi lui i soldi per la crisi, i capitali li ha, gli italiani lo hanno eletto, ce li metta lui i soldi, papà Berlusconi caccia i soldi, pagala tu la crisi!! Gli italiani non hanno eletto un senza fissa dimora, hanno eletto l’uomo più ricco e potente dello stivale.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. E con questo la saluto signora Gelmini. Un saluto anche dal mio cagnolino. Si chiama NOILACRISINONLAPAGHIAMO.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Evviva Socrate e Confucio, evviva Durkheim e don Milani. Lei che è avvocato di Costituzione e Principi Fondamentali se ne intende, si vada a rivedere cosa dicono, si vada a rileggere Gramsci e Calamandrei in materia di scuola e d’istruzione.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. La scuola che unisce e non divide, che accomuna e non discrimina. La scuola del 2008, i banchi delle aule dove siedano insieme bambini di colore, religione, cultura, tradizione, usi e costumi, provenienza e lingua diversa. Evviva la scuola della ricchezza multi culturale, la scuola che aggrega e non divide, la scuola libera, pagata dallo Stato. Evviva la scuola che sia primo interesse dello Stato. Gli investimenti in borsa, gli investimenti in banche petrolio e guerre vengono dopo, il primo investimento è la scuola. C’era chi diceva che la scuola è maestra di vita e io penso che sia vero perché è lì che l’individuo inizia la sua vita sociale, comincia a rapportarsi e condividere con quello che sarà suo compagno per tutta la vita: l’altro.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Capita che ogni tanto anche il premier Berlusconi dica qualcosa di sensato: la polizia nelle scuole. Sono d’accordo. Mandiamoceli! Mao mandava gli studenti e gli intellettuali nelle campagne, a imparare dai contadini. Noi mandiamo polizia ed esercito a imparare nelle scuole, a leggere, studiare, confrontarsi, conoscere. Che i manganelli li lascino a casa, vadano in mezzo agli studenti, a difendere il diritto inalienabile all’istruzione, a difendere il futuro di quelli che verranno dopo di noi.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. E mentre le scrivo questa lettera sorseggio del tè verde cinese. Un tè particolare, un’amica cinese del Fujian (la provincia meridionale da dove provengono una gran parte dei migranti cinesi che vivono in Italia) me ne ha portate diverse foglie ieri sera. La Cina ha una grande e antichissima cultura del tè. Sarei felice di fargliene provare un po’, alla prima sorsata capirebbe la storia che si nasconde dietro ad una foglia di tè. Non c’è modo migliore di capire il profondo significato della parola “cultura”, che va oltre le definizioni etimologiche e sociologiche che trova nei libri accademici. Ha veramente lei il coraggio di negare tutto ciò? Tagliare all’istruzione significa tagliare al futuro e al passato. Se proprio dovete tagliare cominciate dalle spese per le guerra, tagliate sull’esercito che averne uno nel 2008 è una vergogna per ogni paese che voglia definirsi civile e moderno. Tagliate sugli sprechi delle caste, tagliate sulle vergogne della classe politica e amministrativa, tagliate sui privilegi, sul sistema del tutto italiano, quello da far invidia al Regno delle Due Sicilie.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Abolisca la scuola privata, non è libertà, è privilegio, è scuola dei pochi, scuola dei ricchi. Le confesso che non ne ho mai capito il senso: negli anni del liceo anche in una piccola città come la mia, Macerata, si organizzavano scioperi e cortei contro i finanziamenti pubblici alle scuole private e io ovviamente vi partecipavo, gridavo, cantavo, denunciavo, provocavo. Ma non tanto contro i finanziamenti, io ero contro le scuole private in quanto tali. Non ho mai trovato la risposta alla domanda “Ma per che cazzo esistono le scuole private?!”.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Io ho appena iniziato un dottorato a Pechino, ma la mia formazione degli ultimi vent’anni l’avete e l’abbiamo pagata in Italia. A che serve “produrre cervelli” se poi scappano negli Stati Uniti, Regno Unito o Germania, andando a contribuire alla “ricchezza” di altri paesi?! Qui in Cina mandano stranieri a insegnare inglese negli asili nidi a bambini di due anni, puntano a emancipare e internazionalizzare gli individui sin da piccolissimi; se sei giovane e madrelingua inglese a Pechino trovi lavoro in due ore (e anche se non sei madrelingua… troppi polacchi, kirghizi, tagiki, tedeschi o italiani conosco che si guadagnano da vivere come insegnanti di inglese), perché in Cina nonostante tutto nell’istruzione investono, anche se l’istruzione è quello che è, ancora fredda e conservatrice, anche se molti degli studenti cinesi che conosco si lamentano della formazione scolastica in Cina. Pensi un po’! La Cina manda studenti e ricercatori in giro per il mondo, nelle migliori università europee, nordamericane e giapponesi. Invita studenti da tutte le parti del globo, specie da Asia, Africa, ex Repubbliche Sovietiche. Dà borse di studio, perché il governo cinese sa come investire i propri fondi, sa dove è meglio tagliare e dove no. La scuola, ad esempio, non rientra nel primo campo.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. Ci ripensi signor Ministro, la tolga quella firma dalla legge 133, convinca Tremonti a fare lo stesso; che il cavalier Berlusconi vada a tagliar fondi da qualche altra parte, dalle classi del potere, o che li sborsi lui i soldi per la crisi, i capitali li ha, gli italiani lo hanno eletto, ce li metta lui i soldi, papà Berlusconi caccia i soldi, pagala tu la crisi!! Gli italiani non hanno eletto un senza fissa dimora, hanno eletto l’uomo più ricco e potente dello stivale.
Evviva la scuola signor Ministro, la scuola laica e pubblica. E con questo la saluto signora Gelmini. Un saluto anche dal mio cagnolino. Si chiama NOILACRISINONLAPAGHIAMO.
Daniele, studente
1 Comments:
w la fica
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